Grande attesa per la seconda puntata per la serie di L’Ora – Inchiostro contro piombo, dove ci saranno dei colpi di scena non indifferenti. I giornalisti del quotidiano antimafia hanno intenzione di indagare affondo sia su un medico chirurgo colluso con Cosa Nostra e poi sul nuovo boss di Corleone.
Ottime le critiche e gli apprezzamenti sulla prima puntata andata in onda su Canale 5 lo scorso 8 giugno. Tanti gli elogi per l’interpretazione di Claudio Santamaria. Cosa sappiamo però sul terzo appuntamento di L’Ora – Inchiostro contro piombo?
Rischio di vita per Antonio Nicastro
Il ruolo di Claudio Santamaria, nell’interpretare un giornalista rampante che ha deciso di discutere e indagare sulla realtà della mafia, è stato difficile. Solo che è proprio la sua espressività e la passione che lo contraddistingue che ci ha portato ad apprezzare il personaggio che interpreta, cioè Antonio Nicastro.
Ora vediamo però cosa succederà nel terzo appuntamento del 22 giugno. Il team di giornalisti di L’Ora ha deciso di prendere il coraggio a 4 mani e di seguire due piste sulla realtà della mafia. In una Sicilia che sa, ma non vuole parlare o che si volta dall’altro lato, i giornalisti hanno diverse difficoltà nel continuare le loro investigazioni.
Tuttavia Antonio Nicastro riesce a scovare e avere le prove che il medico Navarra e protetto da Casa Nostra. Non solo. Il team va nella città di Corleone per scoprire chi sia il nuovo “capetto” che detta legge e incredibilmente lo scopre. Troppa la sicurezza che ha la mafia ha in questi anni, tra il 1950 e il 1960.
L’Ora – Inchiostro contro piombo, la serie, ha deciso di rimanere fedele alla storia originale del quotidiano e questo fu un momento realmente rischioso poiché, tutti i giornalisti a Corleone, rischiarono di non tornare vivi a Palermo.
Molti i momenti si ansia, panico e suspence. Episodi imperdibili della serie di L’Ora – Inchiostro contro piombo.
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L’attentato al giornale L’Ora
Nella terza serata dedicata alla fiction, cioè il 22 giugno, ci sarà l’attentano al giornale dove vennero ferite tante persone e non solo. La bomba, che venne messa di fronte all’editoriale, fu una denuncia che la mafia era vivente, forte e potente, ma soprattutto che aveva paura del giornale.
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Questo dimostrava che parlandone si potevano cambiare le cose. Purtroppo l’attentato ha creato molta paura tra i giornalisti e quindi ci saranno dei ripensamenti su alcuni personaggi fondamentali della storia. Tuttavia troviamo che Antonio Nicastro ha continuato il suo lavoro in modo da trascinare i suoi colleghi a non arrendersi alle minacce.