Con l’omaggio alla Scuola Napoletana del ‘700 si chiude il primo mese di programmazione del Ravello Festival. Un mese intenso di musica che ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica.

Con il concerto della Cappella Neapolitana diretta da Antonio Florio la Fondazione Ravello ha voluto esaltare il fascino di Ravello con la forza delle sue radici rendendo omaggio a quella scuola che per l’intero Settecento ha segnato la storia musicale internazionale.

Una vera e propria onda lunga e dirompente, generata da quel grande vivaio di musicisti di talento o di vero e proprio genio che la città partenopea sfornò dai suoi sette conservatori capace di imporre nuove mode e tendenze. Voci d’eccezione il soprano Valentina Varriale e il baritono Mauro Borgioni che hanno dato voce al viaggio partito dal Pergolesi de’ “Lo Frate innamorato” con l’ouverture e l’aria del basso-baritono “A che sento in mezzo al core”.

A seguire il Leonardo Leo “Chesta è la regola” l’aria di Zeza da “L’Alidoro” e “Perroni, mo’ che si sposa” duetto buffo per soprano, basso e archi. Intermesso con Domenico Scarlatti e la sua Sinfonia in do maggiore per archi. Di Giovanni Paisiello “Il Pulcinella vendicato” con “Tengo treglie rossolelle” duetto di Pulcinella e Carmosina e “L’Arabo cortese” con “Va, va’ costante” l’aria per soprano e “Vo’ farli provare” l’aria per basso. Ancora, il Niccolò Piccinni dell’“Overtura” da Zenobia e di “Da cca mmo mme ne fujo” aria per basso da “I napoletani in America”.

Riflettori anche su Leonardo Vinci con la brillante Sinfonia da “Partenope” e “Da me che buio se sa” aria per soprano e archi e da “Le Zite n’ galera” “Che bella nsalatella” mordace e frizzante.

Una chicca la ninna nonna del violinista Emanuele Barbella. Ultime due figure musicali della Napoli capitale della musica Pietro Alessandro Guglielmi con la sua “La mia pastorella nobile” e l’aria “pastorella nobile che ‘l cor mi martella” e “Ch’io son buonina e semplice” cavatina per soprano e Domenico Cimarosa “Vaga fravola odorosa” un duetto dal I atto del suo “Imprudente fortunato”. Il pubblico di Villa Rufolo, per una sera, è stato riportato indietro nel tempo a quella che doveva essere la morbida atmosfera dei Signori del nostro Settecento.