Non possono fare scandalo nè essere bollati come frutto di mera speculazione i prezzi decisamente più elevati del passato ai quali è commercializzato, nella grande distribuzione organizzata ma anche nel commercio al minuto, il limone sfusato amalfitano. E’ questo il parere del limonicoltore Salvatore Aceto.
In quanto dottore commercialista, Aceto ha evidenziato le cause che hanno condotto ad una crescita vertiginosa del prezzo di vendita dell’ “oro giallo” della Divina.
“Tento di fare un po’ di chiarezza sui costi di filiera di un limone – ha commentato Aceto – Il massimo prezzo spuntato quest’anno è stato di 0,90 centesimi al kg in campo; i costi di logistica per i commercianti, tra trasporto dal campo ed in magazzino, hanno un’incidenza media compresa tra i 30 ed i 40 centesimi al kg“.
Ma alla filiera dei prezzi non possono essere soltanto ascritti questi elementi: occorre, infatti, tener conto di un’altra voce di costo importante, ovvero quelli per la selezione, il confezionamento, l’imballaggio e la spedizione: questi incidono, mediamente, tra i 70 e gli 80 centesimi al kg.
Last but not least, come in ogni analisi dei costi che si rispetti, occorre includere anche i costi indiretti, ovvero quelli non direttamente ascrivibili al prodotto in sè: “bisogna considerare, innanzitutto, quelli amministrativi e fiscali“, che nella quota imputabile alle fasi che vanno dalla raccolta alla commercializzazione dello sfusato, secondo il limonicoltore e commercialista amalfitano, “inciderebbero tra i 40 ed i 50 centesimi al kg”.
Solo in conclusione di questa lunghissima sequenza di costi, sia diretti che indiretti, si arriva al margine di ricavo che il commerciante deve applicare per poter trarre un ritorno economico adeguato dalla vendita del prodotto: tendenzialmente, questo è di poco più di 2 euro al kg.
Ben inferiore, quindi, rispetto al prezzo applicato in commercio, che non sarebbe frutto di mera speculazione, bensì della necessità di dover sostenere costi che probabilmente non hanno mai raggiunto livelli così elevati e che, in quanto tali, riducono notevolmente i ricavi per i coltivatori.
“Non devo difendere il commerciante ed assolutamente non difendo la gdo – conclude Aceto – ma quando trovate lo sfusato in commercio a 4 euro al Kg (anche più specie in seguito alla fine della fase più proficua della raccolta), considerati i tempi, non c’è da scandalizzarsi: il problema è molto più complesso di quanto si possa credere“.