Racchiudere le esperienze ed i ricordi di una vita all’insegna del tifo azzurro in un libro: questo il fil rouge di “Scusa papà ma tifo Napoli”, il libro del docente universitario, già parlamentare e Ministro Gaetano Quagliariello, presentato ieri sera a Ravello, presso i giardini dell’Hotel Rufolo.

Quagliariello non ha mai nascosto la fede calcistica per gli azzurri. Tanto grande e intrisa di scaramanzia come per ogni buon partenopeo che si rispetti che dalla prima all’ultima pagina dell’opera edita da Rubettino non compare mai la parola scudetto.

Se dovessi dire cosa sia il Paradiso terrestre penserei a Ravello – ha commentato Quagliariello all’inizio della presentazione, facendo riferimento alla lunga querelle che condusse all’annullamento della tappa salernitana – Il libro non si è potuto presentare a Salerno ma si sta presentando ovunque nella sua provincia, sarà quella in cui avrò girato di più“.

Una storia, quella scritta da Quagliariello, che nacque da una richiesta proprio di Florindo Rubettino, suo grande amico, durante un cammino intrapreso insieme nello scorso dicembre. Inizialmente restio, l’ex deputato scelse poi, di accettare, seppur declinandolo in una sorta di percorso di formazione, incentrato nel suo rapporto con il tifo azzurro.

Un libro nato di notte, che ha fatto rimettere in sesto dei ricordi, d’infanzia: dai primi anni trascorsi tra Napoli, Salerno – città di origine della nonna – e la Costiera. Poi, il trasferimento a Bari, in una terra, quella pugliese, ancora selvaggia e tutta da scoprire. Fu proprio lì, come precisato dall’ex parlamentare, che nacque il suo tifo per la squadra dell’asinello.

Avevo messo in connessione le immagini con il rito della radiolina domenicale – ha raccontato Quagliariello – Un pomeriggio chiesi ai miei parenti cosa facesse il Napoli: mio padre mi rispose che avrebbe vinto e sarebbe andato in Serie A“.

Ricordi di fede calcistica e familiari, di dualismo con il papà, che si considerava partenopeo a 360 gradi ma non nel calcio, in quanto era juventino, che avrebbe preferito che anche suo figlio coltivasse la passione calcistica per la squadra bianconera.

Ricordi, quelli di Quagliariello, in dialogo con il giornalista de “Il Mattino” Mario Amodio, che si affollano, susseguono, e sovrappongono, dal battesimo calcistico, avvenuto in una Napoli-Juve degli anni ’60 al San Paolo, dopo il ritorno della squadra azzurra nella massima serie, alla conoscenza di Maradona avvenuta in una serata con Gianni Minà.

Ero a Parigi, d’inverno all’epoca faceva davvero freddo: ero un giovane ricercatore con una casa di sedici metri quadri, da Miseria e Nobiltà. Incontrai George Moustaki e mi chiese di partecipare ad una serata televisiva cui prese parte anche Maradona. Lo conobbi dopo aver superato la calca, ma una signora attirò la sua attenzione e Maradona allontanò Quagliariello, ma poi si scusò al buffet“, ha ricordato l’ex ministro.

Un piccolo, ma significativo indizio di una sensibilità fuori dal comune da parte del pibe de oro, ma indicativo anche di una serie di debolezze che ne segnarono la seconda fase della sua carriera: la droga ne rappresentò, infatti, l’inizio del suo declino.

La passione di Quagliariello lo portò, addirittura, durante il suo soggiorno parigino, nell’epoca di Maradona, a fittare una camera in un hotel della capitale francese dotato di un’antenna satellitare.

Un tifo mai fermatosi, quello di Quagliariello, nonostante i momenti di buio per la squadra azzurra che hanno fatto seguito all’addio di Maradona. Un po’ di scaramanzia ha saputo fare la sua parte, sin poi, alla vittoria del terzo titolo nazionale da parte del Napoli.

Un’opera da leggere tutta d’un fiato, dunque, e tutta da raccontare in un clima di gioia, come quello di ieri, macchiato, poi, sul finale, dalle prime, frammentarie e tragiche notizie che giungevano da Furore: l’incidente in mare con il decesso della turista americana ha, purtroppo, riportato tutti alla tragicità della realtà. Contro la quale il tifo calcistico, se ben canalizzato, non può che essere un antidoto improntato alla speranza.

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