Il maltempo di questi giorni ha fatto depositare sulle spiagge della Costiera Amalfitana e del Salernitano in generale un grossa quantità di rifiuti ma soprattutto di legname.
Ieri ad Amalfi sulla spiaggia del beach ha fatto la sua comparsa un enorme tronco di albero dalla lunghezza di quasi 10 metri. L’enorme tronco depositato sulla spiaggia ci ha portato con la memoria a decenni fa quando i tronchi, trasportati a valle dalla furia dei torrenti e poi rilasciati dal mare sulle spiagge, venivano utilizzati per costruire barche.
Stiamo parlando dell’arte dei calafatari, un mestiere artigianale quasi del tutto scomparso che deve il suo nome dall’arte del calafataggio, ovvero un maestro d’ascia. L’arte dei calafatari era particolarmente viva in Sicilia, a Siracusa, ma come dimostra una foto d’epoca di Giovanni Scala di Praiano, veniva praticata anche in Costiera Amalfitana.
I calafatari costruivano le imbarcazioni nella darsena e le caratteristiche barche, che ormai rappresentano una rara costruzione anche nella stessa città di Siracusa, vengono chiamate ancor oggi con il loro antico nome dialettale: u buzzettu, in italiano Gozzo o Gozzo Siracusano.
I calafatari costruivano queste barche per andare a pescare, poiché il pesce per una città di mare era ed è ancora l’alimento essenziale. La tradizione di costruire i tipici gozzi si tramandava di padre in figlio. Ad oggi in Sicilia esiste un’associazione locale denominata il Gozzo di Marika che si occupa di preservare e conservare questa antica pratica marinara della città.
Recentemente, sempre in Sicilia, i calafatari hanno costruito una caravella, la Pinta, la quale ormeggia al porto Grande e viene utilizzata per l’esecuzione di piccoli tour nella costa siciliana.