Nathaly Caldonazzo è tornato a parlare della sua relazione con Massimo Troisi, l’amato attore scomparso nel 1994 a solo 41 anni.
Andiamo a ripercorrere le tappe principali della loro storia e della loro relazione.
La verità della storia tra Nathaly Caldonazzo e Massimo Troisi
La storia d’amore tra Nathaly Caldonazzo fece parlare e scrivere i giornali di gossip dei tempi. Siamo nel 1994 e, come ha raccontato la concorrente nel corso dell’ultima puntata del reality, il primo incontro fu folgorante.
“Fu in un ristorante romano, notai che mi guardava sempre e chiesi alla mia amica cosa volesse, ricordo che andavo anche a vedere i suoi film e non mi piacesse molto per quell’accento. Quando uscì dal ristorante lo salutai e lui mi cercò per molto tempo, riuscì a trovarmi quando il suo migliore amico si mise con la parrucchiera di mia sorella“.
Nathaly Caldonazzo ha svelato anche un piccolo grande segreto concernente uno dei loro viaggi.
“Siamo stati gli ultimi due anni della sua vita insieme. Il primo viaggiando, lui non aveva mai viaggiato molto. Poi durante l’ultimo viaggio in Costa Rica lui dimenticò per un po’ le sue medicine e questo ci costrinse a partire subito per gli Stati Uniti“.
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Il racconto della visita con la quale Troisi ha scoperto della sua situazione drammatica è stata abbastanza duro.
“Quando gli stavi vicino sentivi questo ticchettio metallico e lui mi spiegò che fosse il suo cuore. Si era fermato durante una partita di calcio a San Giorgio a Cremano e tutto il paese aveva pagato per lui il viaggio per l’operazione a Houston. Mi disse che dovevamo andare a Los Angeles per parlare con il regista del Postino e poi a fare un controllo a Houston. Nelle prime due settimane pareva essersi ripreso, mentre dopo il controllo il medico fece emergere una realtà durissima, dicendogli che aveva il cuore di un sessantenne e doveva operarsi subito, o lì o in Italia“.
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In chiusura Nathaly Caldonazzo ha voluto anche ricordare gli ultimi istanti con l’indimenticato attore.
“L’ultimo ricordo che mi porto dentro è il festeggiamento del mio compleanno il 24 maggio, pochi giorni prima che morisse. Era caduto in una depressione molto forte dalla quale era difficile tirarlo fuori. Il depresso è come un prigioniero con la porta aperta, mi disse lui. Massimo manca come essere umano, come persona che ha sempre preso di mira se stesso, prendendo in giro le sue debolezze. Era di un’umiltà incredibile e allo stesso tempo grandioso. Non credo manchi solo a me, ma manchi un essere umano così nel mondo“.