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La vera storia di Pierluigi Torregiani a cui è ispirato Ero in guerra ma non lo sapevo

La storia di Pierluigi Torregiani è entrata a tutti gli effetti nei fatti di cronaca degli anni ’70.

Uno dei tre figli adottivi di Torregiani scrisse addirittura un libro in cui vengono raccontate dettagliatamente le dinamiche di quel giorno, anzi di quei giorni.

Il produttore Luca Barbareschi, ispirato da questa storia incredibile, realizza il film che mantiene il titolo originale del libro.

La vera storia

Ci troviamo a tarda sera del 22 gennaio 1979 quando Pierluigi Torregiani si trova a cena in una pizzeria con alcuni colleghi, con la figlia e amici.

Sotto il tavolo è presente una valigetta con all’interno alcuni gioielli che, alcune ore prima, aveva esposto in una televendita.

Nel locale fanno irruzione alcuni malviventi che tentano di rapinarlo e, a causa di vari tentativi di rapina, Torregiani è armato.

Da qui iniziano una serie di minacce, da cui nasce un conflitto a fuoco e il cui risultato porta alla morte di uno dei tre malviventi e di un cliente che stava cenando.

I colpi mortali però non partirono dalla pistola del commerciante milanese.

Le conseguenze furono pesanti, tanto da etichettare Pierluigi come uno “sceriffo” e “giustiziere”, divenendo così il miglior bersaglio per i PAC (Proletari Armati per il Comunismo).

Leggi anche: Ero in guerra ma non lo sapevo è tratto da una storia vera?

L’agguato

Il 16 febbraio, in gioielliere stava aprendo il suo negozio con i figli, quando alcuni terroristi gli fecero un agguato.

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Torregiani non ha nemmeno il tempo di difendersi o di estrarre la pistola per reagire, che viene colpito da un colpo da arma da fuoco. Nel libro e nel film si parla di un vero e proprio agguato, ed è proprio di questo che si tratta. Uno dei tre malviventi si avvicina a Torregiani e, mentre estrae la pistola per difendersi, lo finisce con un colpo alla testa. Dalla pistola del gioielliere parte un colpo accidentale che colpisce alla schiena il figlio quindicenne, che lo constringerà alla sedia a rotelle a vita.

Oltre al periodo non tanto felice dal punto di vista sociale e lavorativo, l’uomo si trova a fare i conti anche con una cruda quotidianità famigliare. La moglie, stanca dei suoi comportamenti e delle continue minacce che ricevono, decide di lasciarlo frantumando la famiglia.

I pezzi rimasti si riuniranno solamente dopo la sua morte.

Manuela Bortolotto

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Manuela Bortolotto

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