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La vera storia di Paolo Borsellino: moglie, figli e chi l’ha ucciso

Paolo Borsellino è stato esempio di coraggio e amore per la patria. La lotta contro la mafia gli è costata la vita ma il suo ricordo è vivo ancora oggi.

L’ascesa di un giovane magistrato

Paolo Borsellino nacque nel 1940 a Palermo. Come il suo amico e collega Giovanni Falcone, frequentò il liceo classico e si unì al fronte universitario d’Azione Nazionale. Si laureò nel 1962 e iniziò la sua carriera professionale solo quando anche sua sorella ottenne la laurea, gestendo nel frattempo la farmacia di famiglia.

Nel 1963, Borsellino divenne il più giovane magistrato d’Italia, partecipando al concorso per entrare in magistratura. Il suo primo incarico fu al tribunale di Enna nella sezione civile, ma fu nel 1967, quando venne nominato pretore, che Borsellino iniziò a conoscere da vicino la mafia.

Un matrimonio e l’incontro con la mafia

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Il 23 dicembre 1968, Borsellino sposò Agnese Piraino Leto. Fu trasferito a Palermo nel 1975 dove entrò nell’ufficio istruzioni affari penali sotto la guida di Chinnici. A febbraio del 1980, il magistrato fece arrestare i primi sei mafiosi, tra cui Giulio Di Carlo e Andrea Di Carlo. A seguito dell’assassinio di Emanuele Basile, avvenuto il 4 maggio 1980, fu assegnata una scorta alla famiglia Borsellino.

Il pool antimafia

Il cosiddetto “pool antimafia” venne fondato per contrastare la criminalità organizzata. Borsellino faceva parte di questa squadra insieme a Falcone, Lello e Guarnotta. Dopo l’assassinio di Chinnici e la sua scorta nel 1983, Antonino Caponnetto prese il suo posto, nonostante il mancato supporto dello Stato.

L’arresto di Tommaso Buscetta rappresentò una svolta epocale nella lotta contro la mafia, poiché decise di collaborare con la Giustizia, descrivendo in modo dettagliato la struttura di Cosa Nostra.

Il maxiprocesso di Palermo

Le indagini di Falcone e Borsellino e degli altri membri del pool, iniziate da Chinnici, portarono alla costituzione del primo grande processo contro la mafia. L’attacco di Cosa Nostra nell’estate del 1985 culminò con l’uccisione di Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, stretti collaboratori di Falcone e Borsellino.

Nel 1987, Caponetto decise di ritirarsi per ragioni di salute e anche Borsellino ottenne la nomina a Procuratore della Repubblica a Marsala. Antonino Meli prese il posto di Caponnetto, innescando polemiche e facendo temere una possibile rottura dell’azione investigativa.

La Strage di Capaci

Nel maggio 1992, Giovanni Falcone, in procinto di diventare superprocuratore, venne ucciso in un attentato mafioso mentre ritornava a Palermo da Roma. L’attentato, noto come Strage di Capaci, vide l’uccisione anche della moglie di Falcone e di tre uomini della scorta.

La Strage di Via d’Amelio

Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato con la moglie Agnese e i figli, Borsellino si recò a casa di sua madre. In Via D’Amelio, 100 kg di esplosivo posizionati in un’auto esplosero, uccidendo Borsellino e cinque agenti della scorta. Solo il giorno prima, gli era stato comunicato che sarebbe stato il nuovo Superprocuratore.

La vita e la morte di Paolo Borsellino rimangono un esempio di coraggio e dedizione alla Giustizia, un ricordo indelebile di un uomo che ha lottato contro la mafia e pagato con la vita il prezzo della sua lotta.

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