Il romanzo Un sacchetto di biglie, scritto da Joseph Joffo, è uscito nel 1973. Si tratta di un’opera autobiografica, il cui stesso titolo e il senso sono basati su una metafora, che sarebbe quella del gioco in cui un fratello viene considerato come una persona a cui si regala l’ultima biglia che si è appena vinta.

Il tema principale è quello veramente vissuto dall’autore, che consiste nella Seconda Guerra Mondiale e sulle atrocità dei nazisti operate in Francia. Dal romanzo sono stati tratti due film ed entrambi si ispirano alla storia vera dei fratelli Joseph e Maurice Joffo. Ma raccontiamo la storia vera di questi due fratelli.

La storia vera dei fratelli Joseph e Maurice Joffo

Il romanzo, così come i film omonimi, Un sacchetto di biglie sono ispirati alla storia vera vissuta dai fratelli Joseph e Maurice Joffo, tutte vicende che sono accadute tra il 1941 e il 1944. La storia racconta i fatti di due ragazzini che vivono a Parigi e che sono figli di una violinista e di un barbiere.

Tutti vivono in un clima familiare molto sereno prima che arrivassero i crimini nazisti. Ad un certo punto, però, le loro vite cambiano drammaticamente, perché arrivano in Francia le truppe di Hitler.

La famiglia dei Joffo è ebrea e quindi per loro la vita cambia inesorabilmente, con dei terribili cambiamenti che accompagnano la loro vita quotidiana. Per esempio a scuola i due fratelli sono costretti ad indossare dei segni distintivi sulla giacca e vengono emarginati e considerati come diversi.

La decisione del padre Roman

Il padre di Maurice e Joseph capisce che l’unico modo per salvare i figli è fare in modo che lascino Parigi. Quindi per convincerli racconta loro una storia della sua gioventù, che è quella di quando lui stesso è stato costretto a fuggire dalla Russia zarista prima che accadesse la rivoluzione.

Il padre vuole che i due figli raggiungano Nizza, dove ci saranno alcuni parenti che li aspettano. Roman non può seguire i suoi figli, ma in modo molto duro cerca di istruirli per insegnare loro gli strumenti della sopravvivenza.

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Per esempio un giorno chiede a Joseph se sia ebreo e lui è costretto a rispondere di no. Ma il padre gli ricorda che è meglio mentire piuttosto che perdere la vita. Naturalmente il cuore gli si spezza dal dolore, ma alla fine Joseph e Maurice iniziano il loro cammino portando 20.000 franchi e due biglie.