Eleonora Daniele ha vissuto il dramma della perdita del fratello Luigi. E’ stato uno dei momenti più difficili della sua vita.

Chi era Luigi Daniele

Eleonora Daniele, celebre giornalista e conduttrice Rai, ha spesso parlato del legame speciale con il fratello Luigi Daniele, una figura centrale nella sua vita e ispirazione per molte delle sue battaglie sociali. Luigi, nato sei anni prima di Eleonora, era il terzo di quattro figli. Fin da piccolo ha mostrato segni di autismo, una condizione che negli anni ’70 e ’80 era ancora poco compresa, spesso confusa con disturbi mentali più gravi. Come racconta Eleonora nel suo libro “Ma siamo tutti matti?”, Luigi è stato trattato per anni come un “matto”, a causa di una generale mancanza di comprensione e di strutture adeguate per i disturbi dello spettro autistico.

Luigi ha trascorso gran parte della sua vita in istituti specializzati. Eleonora Daniele ricorda il dolore provato nel vedere il fratello trasferito in un ospedale psichiatrico di Padova quando era ancora un ragazzino. “Guardavo quei posti e mi chiedevo cosa c’entrasse Luigi lì, perché dovesse stare in mezzo ai matti”, ha scritto Eleonora, ricordando la sua infanzia segnata dalle difficoltà della famiglia nel gestire la situazione.

La lotta contro il sistema sanitario

La vita di Luigi Daniele è stata segnata da numerosi trasferimenti tra diverse strutture sanitarie, una scelta obbligata per i suoi genitori. Il sistema sanitario dell’epoca non offriva molte alternative per chi soffriva di disabilità mentale. Eleonora Daniele ricorda come, dopo l’ospedale psichiatrico di Padova, Luigi sia stato trasferito in un istituto a Treviso. Questa decisione è stata descritta dalla giornalista come “il taglio vertiginoso”: un momento doloroso per tutta la famiglia, ma necessario data la crescente aggressività di Luigi, che soffriva di frequenti crisi autolesionistiche.

“Nemmeno quel luogo c’entrava nulla con Luigi”, ammette Eleonora, ma con il tempo il fratello ha accettato la sua nuova realtà. Il trasferimento a Padova in un istituto più grande sembrava offrire una nuova speranza, ma si è rivelato solo “l’inizio della fine”.

La morte di Luigi Daniele e il dolore di Eleonora

Il 17 febbraio 2015, Luigi Daniele è morto all’età di 44 anni in un istituto sanitario di Padova. Questo evento ha segnato profondamente Eleonora Daniele, che descrive il momento della sua morte come “il dolore più forte della mia vita”. Nelle sue parole si percepisce un sentimento di impotenza e disperazione: “Urlai senza fermarmi, sprofondata in un burrone dal quale ancora non sono risalita”.

Nonostante la sofferenza, Eleonora ha trasformato il suo dolore in una missione di vita. Oggi si impegna attivamente per sensibilizzare l’opinione pubblica e migliorare il sistema di supporto per le persone con disabilità mentali. Nel suo libro, Eleonora racconta il senso di mancanza costante per il fratello: “La cosa che mi manca di più è il fatto di non avere avuto il tempo”. La giornalista spiega come i familiari di persone con disabilità vivano spesso nella speranza di poter salvare i loro cari dalla sofferenza e dallo stigma sociale.

La denuncia del sistema sanitario e la legge Basaglia

Eleonora Daniele critica aspramente il sistema di assistenza ai pazienti con disabilità mentale, evidenziando le lacune e le inefficienze che hanno segnato la vita del fratello. “La legge Basaglia è stata applicata a metà”, denuncia Eleonora, riferendosi alla legge che nel 1978 ha portato alla chiusura dei manicomi in Italia, senza però sviluppare un adeguato sistema di supporto alternativo. La mancanza di strutture sanitarie adeguate ha costretto molte famiglie, come quella di Eleonora, a farsi carico da sole della cura dei propri cari, senza alcun sostegno concreto.

“Oggi le strutture sono pochissime e le famiglie restano abbandonate”, afferma la giornalista, sottolineando come il problema persista ancora oggi, lasciando i pazienti psichiatrici e le loro famiglie in una situazione di isolamento e disperazione. Eleonora Daniele ha deciso di dedicare la sua vita a cambiare questa realtà, dando voce a chi non ne ha, e cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema ancora considerato tabù.