Territorio

Lusso e tradizione, la pizza di Sorbillo all’Anantara: la presentazione ieri ad Amalfi

Fondere lusso e tradizione: questa la scommessa dell’esperienza amalfitana del maestro pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo. Ieri sera è stata presentata, infatti, alla stampa specializzata la pizzeria “La Locanda della Canonica” interna all’Anantara Hotel Convento di Amalfi, ma aperta anche al pubblico esterno.

Una scommessa, quella del pizzaiolo napoletano, erede di una gloriosa tradizione all’insegna dell’arte bianca, che parte da un concept condiviso con il management di Anantara: quello del recupero delle tradizioni locali, oltre che di quelle conventuali, espressione della storia della struttura.

Una visione, quest’ultima, che punta a potenziare ulteriormente l’offerta gastronomica già molto ampia dell’Anantara, come ricordato dal Direttore Giacomo Sarnataro, che guida la struttura ed è protagonista indiscusso della sua fase di rilancio.

Del resto, il turismo più apprezzato nel mondo di oggi è quello esperienziale: in quest’ottica è un vero piacere, per chi giunge ad Amalfi, anche in una struttura extra-lusso come lo stesso Anantara, assaggiare la pizza, il piatto simbolo per eccellenza della tradizione napoletana, e sperimentare i prodotti dell’antico orto conventuale.

Con Claudio Lanuto abbiamo iniziato a lavorare con la tradizione locale, impiegando i prodotti degli orti del convento – ha commentato il manager dell’AnantaraNon potevamo non includere la pizza“.

Un’ambizione forte, quella della struttura, che punterà a rappresentare la pizza in tutto il mondo, tenendo conto della valenza iconografica che, soprattutto per la clientela internazionale, assume, rafforzata dallo scenario incantevole di uno degli scorci più belli ed apprezzati al mondo. Tanto da rappresentare, per Sorbillo, un vero e proprio elisir del benessere, un luogo in cui rinfrancare mente e spirito dopo le fatiche quotidiane.

Sono onorato di essere qui: mi sono sempre ispirato alla Costiera che e stata sempre la mia ricarica per fare meglio le cose a Napoli, sia di nuove idee che di nuovi spunti, colori e sapori – ha commentato il maestro SorbilloAmalfi non è un luogo comune: mi conferisce un’energia senza eguali. Chi viene qui deve respirare la pace che c’è in questo luogo. Abbiamo creato dal nulla questo gazebo colorato fatto secondo una logica che valorizza le tipicità locali. L’emozione che provo stasera è uguale a quella di quando trent’anni fa aprii la mia pizzeria in Via Tribunali a Napoli“.

Gli ingredienti scelti per le pizze degustate, sono di nicchia: il sale è quello blu, a rendere bene la ricerca del dettaglio, per non parlare, poi, dei latticini, dei salumi e dei formaggi locali, che puntano a comporre ed arricchire un paniere di prodotti che sia all’altezza della classe del luogo.

A suggellare l’attenzione alle tipicità locali, non a caso, è stata la presenza, nel corso della serata, del prestigioso Caseificio Staiano di Ravello, noto a livello internazionale per la sua tradizione artigianale, protagonista della produzione del fior di latte impiegato come base per condimenti e topping delle creazioni del maestro.

A fare gli onori di casa anche lo chef Claudio Lanuto, guida consolidata del Ristorante dei Cappuccini: “È un grandissimo piacere avere il sostegno di Gino Sorbillo per completare la nostra offerta gastronomica. Abbiamo in comune la passione per la qualità e per l’eccellenza. Sono onorato della sua presenza e spero che su questa base la nostra struttura possa andare sempre meglio“.

Siamo in un convento storico e vale la pena fare una riflessione: tre grandi strutture del territorio erano dei conventi – ha aggiunto il primo cittadino di Amalfi Daniele Milano, in rappresentanza dell’istituzione comunale – Nel nome non c’è una scelta commerciale: qui c’è stata davvero una Canonica, fondata nel 1220, con oltre mille anni di storia. In questo luogo nacque un piatto come i cannelloni, dunque la pizza rappresenta il modo migliore per rafforzarne il suo legame con le eccellenze del territorio“.

Dopo, la degustazione di alcune delle pizze più rappresentative del menù della casa: dalla Margherita del Monaco, con panna di bufala sul cornicione e provolone del Monaco, punta di diamante del paniere caseario dei Monti Lattari, alla montanara amalfitana, alla marinara con le alici di Cetara e profumo d’arancio, alla pizza del casaro, con i formaggi della tradizione agerolese.

Non poteva mancare un fuori programma last minute che ha subito catturato l’attenzione dei giornalisti, quello in cui il maestro si è cimentato a confezionare una sua versione della pizza “pompeiana”, a riprodurre quella che si scorge nell’affresco rinvenuto pochi giorni fa in un’antica domus della città sepolta dall’eruzione del 79 d.C: verdure in foglia, noci, olive, alici e la loro colatura – il “garum” per i Romani – a impreziosire un impasto semplice e senz’olio, proprio come avrebbero voluto gli antichi.

Andrea Bignardi

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