di Antonio Amatruda – “Guerra di stelle la notte di Natale”. Questo il titolo di un articolo di Filippo Iovieno pubblicato sul periodico “Amalfi La Costiera Azzurra” nel dicembre 1956, un suggestivo amarcord della disfida delle stelle tra Amalfi e Atrani ed i loro protagonisti, Luigi Amendola “Barracca” di Amalfi e Francesco Camera di Atrani.

Eccone i brani più significativi. Il periodico è consultabile presso il Centro di Cultura e Storia Amalfitana.

Una folla di circa cinquemila persone, dopo una quindicina di minuti dalla mezzanotte, lascia la lunga scalinata del Duomo di Amalfi e si avvia di corsa lungo la strada che porta ad Atrani. Il chilometro di strada viene fatto col fiato sospeso, i giovani a corsa bersaglieresca i più vecchi trascinati quasi a viva forza, per il timore di perdere lo spettacolo. (…) I numerosi turisti volenti o nolenti devono seguire la corrente.

Dopo una decina di minuti la gente arriva ad Atrani. Per regola dovrebbe essere all’incirca la mezzanotte e trenta minuti. Invece gli orologi di Atrani segnano la mezzanotte meno quindici minuti. Gli indigeni sorridono a qualche turista che, sbalordito e meravigliato chiede spiegazioni. La manovra egli orologi è infatti alla base di una singolare guerra che le due città vicine, Amalfi ed Atrani, si fanno proprio la notte di Natale a causa di un accentuato campanilismo. Ma fortunatamente è una guerra innocente, fredda, anche se riscaldata dal fuoco delle fiaccolate e dagli scoppi di petardi. (…)

Si cominciò come in tutte le guerre, con un po’ di gelosia da ambo le parti Una delle due città volle organizzare una singolare manifestazione nella notte di Natale, l’altra naturalmente fece altrettanto. E così da una botta si passò alle batterie poi ci volle la musica, infine si creò la “stella” proprio come la notte Santa di tanti secoli fa. In punto alla mezzanotte bisognava accendere una grande stella da una delle tre alture di fronte alle rispettive cattedrali e farla scendere lentamente fino alle case. (…)

A questo punto nacque la questione degli orologi. La stella doveva essere accesa in punto ala mezzanotte per aver l’effetto desiderato. Amalfi che ha circa seimila abitanti più di Atrani poteva permettersi di farlo. Ed allora gli Amalfitani cantarono vittoria sapendo che Atrani non poteva fare la manifestazione esclusivamente per i suoi abitanti e che, se voleva accendere la sua stella, doveva farlo dopo la mezzanotte. Ad Atrani si tenne il consiglio di guerra. (…) Infine fu presa la decisione semplice e buffa ma realistica. Ad Atrani nella notte di Natale si sarebbero spostati gli orologi di circa mezz’ora indietro per dar tempo agli spettatori di giungere in punto alla mezzanotte. (…) Una notte di Natale insomma duplicata in piena regola.

Ma il fatto è che la guerra, come tutte le guerre si svolge agli ordini di due eroi popolari che, naturalmente, cercano di studiare tutte le manovre necessarie alla migliore riuscita della manifestazione del proprio paese. L’eroe di Amalfi è Amendola Luigi detto “Barracca” il quale, per poter sfamare i suoi quindici figli e la moglie, gestisce una trattoria in Piazza dei Dogi. Ma venti giorni prima di Natale la trattoria passa in second’ordine. (…) “Barracca” si dedica alla stella da circa quaranta anni e, naturalmente ritiene di aver sempre superato gli avversari della città vicina. Guai a fargli presente che per quest’anno gli atranesi hanno pronto questo o quello. Prima va su tutte le furie poi smentisce decisamente come se avesse segreti informatori.

Ad Atrani , invece c’è un pescatore che si chiama Francesco Camera ad essere l’eroe locale della stella. Non appena al bravo pescatore arriva da Amalfi il segnale di apertura, allora non ci sono più alici o tonni che contino. (…) Tutti i particolari vengono studiati attentamente, per non trascurare di far risaltare ogni caratteristica della cittadella che, caso strano, sembra un presepio naturale.(…)

Il fuochista Pasquale Langella, di Scafati, se ne viene col suo carico e va a salutare i due eroi della guerra giacché deve fare i fuochi nell’una e nell’altra città. Naturalmente e come se fosse arrivato il personaggio più importante di questo mondo. “Barracca” si precipita ad invitarlo nella sua trattoria, facendogli pregustare le migliori zuppe di pesce e tutte le altre speciali leccornie. Ad Atrani si fa lo stesso ed il fuochista si fa un Natale di sogno in tanto ben di Dio.

Ma agli atranesi, conosciuti per la loro furberia, questa faccenda di “Barracca” che ha a disposizione una trattoria non è andata molto a genio ed allora hanno invitato una altro fuochista, oltre al rituale Langella. Infatti il nuovo fuochista è tutto per Atrani e dovrà pregustare solo le specialità locali, senza pericoli d’incantesimi dall’altra parte.

Pareggiate così le cose si arriva alla mezzanotte. Almeno ad Amalfi è mezzanotte così come lo è in tutta Italia. La gente esce dalle case, i turisti dagli alberghi, tutti si raccolgono sulle scale del Duomo. Suonano le campane, suona la banda, nasce Gesù Bambino. Dal monumentale Duomo esce il Vescovo con tutto il clero. “Barracca” è in piazza e dà il segnale convenuto. Subito dalla torre Tabor una grande stella come una grande stella, come una visione, si accende di luce bianca che illumina tutte le montagne intorno. “Barracca” sorride, dimenticando per un attimo la “guerra” pensando ai suoi quindici figli ed a tutti i bambini di Amalfi. Ma è solo un attimo. Si avvicina alle micce e dà fuoco alle batterie. (…) La gente divertita sorride e canta gli inni sacri: “Tu scendi dalle stelle Re del cielo”.

E’ mezzanotte e quindici minuti. Ad Atrani si comincia a stare sulle spine e Francesco Camera accende una sigaretta dietro l’altra, ricevendo tanti colpi al cuore quanti sono gli scoppi di petardi che l’eco gli porta in modo molto chiaro. Guarda gli orologi e dà ordine di spostare le lancette ancora un po’ più indietro. (…) Ma “Barracca” continua con le sue fiaccole al magnesio mentre i minuti passano. Finalmente ad Atrani si perde la pazienza ed un petardo sale nel cielo ed esplode facendo tremare i vetri del paese. Non appena l’eco giunge ad Amalfi è come se tutta la gente ammassata sulle scale del Duomo avesse ricevuto una irresistibile spinta.