Big G
La fiaba di La Bella e la Bestia la conosciamo tutti, poiché ha caratterizzato l’infanzia di ognuno di noi. Ma non solo. E’ uno di quei racconti che si continuano a raccontare alle nuove generazioni. Quasi sempre queste favole sono frutto dell’immaginazione degli autori, ma alcuni studi hanno rivelato che la Bestia è esistita veramente. Capiamo più nel dettaglio.
Le fiabe sono fiabe e appassionano milioni di bambini per la magia che trasmettono. Sappiamo bene però che si tratta di racconti immaginari, ma non tutte. Infatti, gli studiosi moderni sono convinti che ne La Bella e la Bestia ci sia un dettaglio, e nemmeno troppo piccolo, che potrebbe ispirarsi ad una persona esistita veramente. Ci stiamo riferendo alla Bestia e che prende il nome di Petrus Gonsalvus.
La storia della fiaba è molto bella perché racconta di un amore infinito che va ben oltre alle apparenze. Il racconto circola in tutta Europa da ormai molti secoli e le origini sembrano radicarsi nella storia di Amore e Psiche. Quest’ultima è stata narrata nel II secolo d.C. da Apuleio e nonostante ci siano tante versioni della storia, quella che ispira il film è quella di Jeanne Marie Leprince de Beaumont del 1756.
Altre ipotesi invece, sostengono che la scrittrice abbia preso spunto da una storia d’amore realmente esistita, i cui personaggi non sono affatto inventati. Si tratterebbe di Petrus Gonsalvus e Catherine, una dama di compagnia della storica Caterina de Medici. Ma chi è la Bestia nella realtà?
Per capire meglio, dobbiamo fare un salto nel passato e arrivare al 1537 nell’isola di Tenerife. In questo periodo i re Ganci erano impegnati a combattere contro gli invasori spagnoli. In una famiglia di due capi indigeni nacque un figlio molto particolare, che gettò nello sconforto i genitori.
Il piccolo nasce infatti con tutto il corpo ricoperto da folti peli di colore rossiccio che lo facevano assomigliare a tutto tranne che ad un bambino. In realtà si tratta di una malattia che prende il nome di ipertricosi. Purtroppo, la paura e la superstizione costrinsero i genitori ad abbandonare la creatura.
Il bambino fu salvato da un gruppo di religiosi, ma a 10 anni venne rapito dai francesi corsari che lo diedero in dono a Enrico II di Valois, in quel tempo Re di Francia. Il bambino si chiamava in origine Pedro Gonzales e quando giunse a corte era rinchiuso in una gabbia. Il re decise di crescerlo come un vero gentiluomo e lo ribattezzò con il nome di Petrus Gonsalvus.
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Quando il re morì nel 1559 Petrus, che nel frattempo era diventato un colto, divenne di proprietà di Caterina de Medici. Quest’ultima, nel 1573, lo fece sposare con la bellissima Catherine, una delle sue dame di compagnia. La giovane era terrorizzata da quest’uomo completamente diverso, ma alla fine cominciò ad apprezzarlo nel suo profondo.
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Riscoprì infatti che era molto sensibile, intelligente e di una dolcezza mai incontrata prima. In nemmeno tanto tempo se ne innamora. Stando a quanto narrato, il loro matrimonio durò addirittura 40 anni e insieme ebbero sei figli. Quattro di loro ereditarono la patologia del padre.
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