Pensione anticipata tra i 61 e i 63 anni: requisiti e documentazione necessaria richiesta dall’INPS. Ecco tutte le informazioni utili.
Nel complesso sistema previdenziale italiano, anticipare il pensionamento tra i 61 e i 63 anni, o anche prima, è possibile ma richiede la conoscenza di specifiche normative e il possesso di documentazione precisa. Tra lavoratori precoci, categorie gravose e usuranti, esistono diverse misure agevolate che consentono di uscire dal mondo del lavoro diversi anni prima rispetto all’età pensionabile ordinaria. Tuttavia, per accedere a queste agevolazioni, è indispensabile un documento fondamentale che attesta la natura del lavoro svolto e la sua durata: il modello AP116.
Le categorie di lavori che permettono il pensionamento anticipato
Nel sistema pensionistico italiano, sono principalmente due le categorie che consentono di richiedere il pensionamento anticipato: i lavori gravosi e i lavori usuranti. Questi settori di attività, se svolti per un periodo minimo stabilito dalla legge, danno diritto a specifiche misure previdenziali.
Tra i lavori gravosi rientrano 15 categorie molto diverse, tra cui:
- macchinisti dei treni e personale ferroviario viaggiante;
- infermieri e ostetriche di sale operatorie e parto che lavorano su turni;
- camionisti, lavoratori edili, facchini;
- addetti all’agricoltura, pescatori, marittimi;
- siderurgici, gruisti, addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
- maestri ed educatori di asilo nido e infanzia;
- conciatori di pelli e pellicce;
- addetti alla raccolta o smaltimento rifiuti e ai servizi di pulizia.

I lavori usuranti comprendono invece attività con caratteristiche particolarmente gravose per il fisico e la salute, quali:
- lavoro notturno;
- autisti del trasporto pubblico;
- operai di catena di montaggio;
- lavoratori esposti ad alte temperature o all’amianto;
- addetti a cave, miniere, gallerie e a lavori in spazi angusti;
- palombari.
Per queste categorie esistono percorsi agevolati che permettono di anticipare il pensionamento anche di oltre cinque anni rispetto all’età ordinaria.
Quota 41 è una misura dedicata ai lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno accumulato almeno 41 anni di contribuzione, con almeno un anno di contributi versati prima del compimento dei 19 anni, anche in modo discontinuo. Inoltre, è necessario aver svolto per almeno sette degli ultimi dieci anni (o sei degli ultimi sette) un lavoro gravoso o usurante. In questo caso, il pensionamento può avvenire indipendentemente dall’età anagrafica.
Per chi svolge lavori gravosi, da inizio 2024 è possibile usufruire dell’Ape Sociale, una sorta di pensione anticipata “ponte” che permette di uscire dal lavoro a 63 anni e 5 mesi con almeno 36 anni di contributi, fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia (attualmente fissata a 67 anni).
Infine, con almeno 61 anni e 7 mesi di età, i lavoratori usuranti possono accedere a Quota 97,6, che prevede un requisito contributivo minimo di 35 anni e il raggiungimento della quota ottenuta sommando età e anni di contributi (compresi frazioni di anno).
Il modello AP116: il documento chiave per dimostrare il diritto alla pensione anticipata
Una delle difficoltà principali per accedere a queste misure è la dimostrazione di aver svolto effettivamente un lavoro gravoso o usurante per il periodo richiesto. L’INPS richiede infatti prove documentali rigorose e verificabili, tra cui dettagli in busta paga, codici ATECO o ISTAT e certificazioni specifiche.
Per facilitare questa verifica, è stato istituito il modello AP116, un documento ufficiale che deve essere compilato e firmato dal datore di lavoro e che indica:
- le attività gravose o usuranti svolte;
- il periodo esatto di svolgimento;
- il contratto collettivo nazionale del lavoro (CCNL) applicato;
- le voci INAIL relative ai rischi di infortunio;
- il livello di inquadramento del lavoratore.
In casi di impossibilità di reperire il datore di lavoro (per esempio per fallimento o decesso), è ammessa un’autocertificazione del lavoratore con le stesse informazioni. L’INPS incrocia poi i dati forniti con le proprie banche dati, come UNILAV e UNIEMENS, per verificare l’effettiva corrispondenza.
