Il curioso caso di Benjamin Button racconta una storia decisamente particolare, scopriamo se è accaduta realmente.

Origini della Storia e Realtà Medica

Per rispondere alla domanda se “Il curioso caso di Benjamin Button” fosse ispirato da una storia vera, la risposta è chiara: no. Tuttavia, il film del 2009 diretto da David Fincher trae ispirazione da una realtà medica nota come Sindrome di Hutchinson-Gilford o progeria. Questa malattia rara, manifestandosi con un invecchiamento precoce fin dall’infanzia, ha fornito lo spunto per rappresentare il protagonista, Benjamin Button, come un bambino che ha un aspetto da vecchio.

La Sindrome di Hutchinson-Gilford

La progeria, termine derivante dal greco che significa “invecchiamento precoce“, si presenta come un invecchiamento accelerato già dai primi anni di vita. Nonostante le capacità intellettive rimangano intatte, la sindrome porta a patologie tipiche della vecchiaia, influenzando organi come la pelle, le ossa e il sistema cardiovascolare. L’aspettativa di vita per chi ne è affetto è purtroppo breve, spesso non superando i vent’anni.

La Reinterpretazione Cinematografica

Se l’aspetto dei bambini affetti da progeria ha fornito lo spunto visivo per la rappresentazione di Benjamin Button nei suoi primi anni, il cuore della storia è ispirato dall’omonimo racconto di Francis Scott Fitzgerald del 1922. Quest’ultimo, a sua volta, fu stimolato da una riflessione di Mark Twain che sottolineava un desiderio di vivere la vita all’incontrario, nascendo vecchi e ringiovanendo con il tempo.

L’impressionante trucco e gli effetti speciali usati per dare vita al personaggio hanno valso al film ben due Oscar nel 2009, attestando la maestria con cui la realtà e la finzione sono state amalgamate.

Una Riflessione sull’Esistenza Umana

Al di là della pura componente visiva e narrativa, “Il curioso caso di Benjamin Button” si distingue come una profonda riflessione sulla condizione umana. Il film esplora temi universali come l’amore, la morte e il passare del tempo, offrendo una prospettiva unica sulla vita e sulla mortalità.

David Fincher e lo sceneggiatore Eric Roth, entrambi toccati dalla perdita dei propri genitori durante la creazione del film, hanno infuso nella narrazione le proprie esperienze e riflessioni sulla vita, la morte e le relazioni. Come Fincher ha ammesso, l’esperienza della perdita ha influenzato profondamente la sua visione del film e della vita stessa.

Nata a Vallo della Lucania, nel corso della sua vita ha sviluppato la passione per la scrittura e per la cucina. Si occupa di intrattenimento e gastronomia, mettendo al primo posto la semplicità nella comunicazione perchè quando si leggono i suoi articoli: tutti devono sentirsi a casa