La passione che mettiamo nel nostro lavoro non sempre viene riconosciuta. Certo dovremmo farcene una ragione in molte situazioni nelle quali è impossibile recuperare. In generale, se facciamo un bel lavoro che piace al nostro capo, dovremmo essere contenti, perché costituisce un motivo di vanto e di apprezzamento. Diversa da questo punto di vista è stata la storia di Cristina Sevcenco, una giovane donna che è stata assunta da una grande azienda.
Il lavoro si trasforma in una storia di amarezza
A Cristina vengono affidati, durante la prima fase di lavoro, i compiti che hanno a che fare con delle analisi di mercato. Queste sono particolarmente importanti, perché danno la possibilità all’azienda di verificare quale direzione seguire nello sviluppo del suo business di riferimento.
Purtroppo però a Cristina non vengono rilasciate parole di apprezzamento e la dipendente non ha nemmeno la possibilità di partecipare alle più importanti riunioni, ma c’è di più, perché il suo capo fa qualcosa che probabilmente nemmeno la stessa Cristina si aspetta.
Ad un certo punto presenta quelle analisi come se fossero state svolte direttamente da lui, non nominando nemmeno il lavoro della sua dipendente. Un colpo che sicuramente Cristina non si aspetta.
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La vendetta della dipendente nei confronti del capo
Cristina a questo punto decide di affrontare il suo superiore e gli parla direttamente. Gli dice che per lei sarebbe importante che non sia sminuito il valore del lavoro e gli chiede se può menzionare il suo nome anche di fronte alle persone particolarmente influenti a cui il lavoro viene presentato.
Il capo tuttavia sminuisce il problema e non degna di attenzione le parole della dipendente. Allora a questo punto Cristina decide di mettere in filigrana la sua firma nella presentazione in PowerPoint che ha realizzato.
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Le cose in ogni caso non vanno per il verso giusto, perché l’azienda la licenzia dopo poco tempo. Comunque la sua carriera prosegue a gonfie vele, perché poco dopo Cristina viene assunta da un’altra azienda di successo.
