Cosa farà da grande? Ancora non lo sa. Ma una cosa è certa: appenderà al chiodo rasoi e forbici. Già, perché Carmine Pinto, storico barbiere di Atrani, chiude bottega. Da domani al suo negozio nella centralissima Piazza Umberto I serrerà il portone. Quasi a sorpresa, Nino, ha deciso di abbandonare la sua attività primaria dopo che per trent’anni le sue giornate sono state sempre appesa a più fili: quello del rasoio che ha fatto scorrere tra gole e mascelle nella sua bottega di Atrani e le corde dell’inseparabile mandolino che continua a fa vibrare non solo nelle notti di luna piena.
Carmine Pinto, «‘o barbiere», non è soltanto uno di personaggi “naif” che ancora continuano a popolare la piazzetta di Atrani. Ma anche un punto di riferimento per generazioni. La sua bottega è stato sempre un luogo senza tempo che interpretava a pieno la funzione sociale degli antichi saloon: quella dell’aggregazione e del civettuolo passaggio di bocca in bocca di fatti e pettegolezzi.
Nino, vera istituzione nel panorama musicale locale continuerà però a essere il barbiere col vizio della musica. Una passione che è maturata da quando gli fu regalato il primo strumento a corda.
In questi anni si è guadagnato la fama di «principe» della barba e dei capelli, perché gli arnesi del mestiere li sa usare a meraviglia. Ma quando aveva voglia di dar sfogo alla sua grande passione per la musica (e spesso nella bottega c’era sempre qualcuno pronto a dargli corda), non esitava a «sfoderare» l’amico mandolino. E poco importava se nel suo piccolo saloon ci fosse folla, o se il cliente di turno avesse una guancia sbarbata e l’altra ancora no. Già, perché una suonata, seppure breve, Nino «l’aveva fa».
Uno spettacolo che ha sempre regalato soltanto quando è in vena. Almeno un paio di strofe e via, di nuovo al lavoro. Se poi c’erano «impegni musicali in vista», così come gli è sempre piaciuto definirli, non ha mai esitato a chiudere bottega salutando tutti con un secco: «Ce verimme dimane…». Ora però la chiusura è definitiva. Nino saluta Atrani e non sarà facile accettarlo per chi quella bottega l’ha vissuta quotidianamente tra un “vaffa” e una risata, o per quanti sporadicamente correvano ad Atrani per rimettersi in ordine. In bocca al lupo “barbiè“.