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Hitler è scappato in Argentina: la verità sulla fuga segreta in Patagonia con la moglie

Adolf Hitler

La fine del Secondo conflitto mondiale ha lasciato una serie di interrogativi che persistono tutt’oggi. Una delle questioni più dibattute riguarda il destino di Adolf Hitler. Ufficialmente, si è sempre detto che il dittatore tedesco sia morto suicida nel suo bunker a Berlino nel 1945. Tuttavia, una teoria controversa sostiene che Hitler sia scappato in Argentina, dove avrebbe vissuto in segreto fino alla sua morte.

Nuove evidenze emergono dai documenti CIA

Il seme del dubbio sulla morte di Hitler è stato piantato da un documento inedito della CIA. Questo file desecretato sembra contraddire la versione ufficiale della storia, suggerendo che Hitler potrebbe essere sopravvissuto alla guerra.

Secondo il documento, un agente dei servizi segreti americani, dal nome in codice Cimelody-3, avrebbe ricevuto informazioni credibili da un suo collega, un ex ufficiale tedesco, che Hitler era vivo nel 1955. Inoltre, il documento include una fotografia che presumibilmente mostra Hitler in Colombia nel 1954, identificato come “Adolf Schrittelmayor“. Tuttavia, la CIA non ha ancora commentato sull’autenticità del documento o della fotografia.

L’Argentina: un rifugio per i nazisti

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Nonostante l’assenza di una conferma ufficiale, la teoria dell’esilio di Hitler in Argentina ha guadagnato popolarità. È noto che dopo la caduta del Terzo Reich, numerosi alti ufficiali nazisti trovarono rifugio in Sud America, in particolare in Argentina. Molti vissero sotto falso nome per decenni senza essere mai scoperti.

Nel 2000, altri documenti desecretati suggerirono una possibile fuga di Hitler in Argentina. Questa tesi è stata ulteriormente indagata dai giornalisti inglesi Gerrard Williams e Simon Dunstan, che nel 2011 annunciavano di aver raccolto una grande quantità di indizi sulla presunta fuga di Hitler.

Dubbi sulla morte di Hitler

La mancanza di prove forensi sulla morte di Hitler e la sua moglie Eva Braun, insieme alla credibilità dei racconti dei testimoni oculari sulla loro sopravvivenza in Argentina, ha alimentato il dubbio sulla verità ufficiale.

I sovietici, che furono i primi a entrare a Berlino nell’aprile ’45, affermarono che i resti di Hitler e Braun furono bruciati lo stesso pomeriggio del presunto suicidio, seguendo le ultime volontà di Hitler. Tuttavia, alcuni negli Stati Uniti rimangono scettici su questa affermazione. Il Dr. Nick Bellantoni dell’Università del Connecticut ha esaminato un frammento di cranio attribuito a Hitler conservato dai russi e ha dichiarato che molto probabilmente apparteneva a una donna tra i 20 e i 40 anni, non a Hitler.

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