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Frana Badia, il geologo rinuncia. Un calvario lungo tre mesi

L’ultima notizia in ordine di tempo è la rinuncia del geologo incaricato dalla Provincia. Troppo impegnativo il lavoro che si cela dietro il ripristino della viabilità dopo la frana che interessò via Michele Morcaldi, arteria di collegamento verso la millenaria abbazia benedettina di Cava de’ Tirreni. I dettagli e la ricostruzione.

Ancora interdetto l’accesso all’Abbazia metelliana. Sono da poco passati i tre mesi da quando una considerevole quantità di terreno è crollata ai piedi della statua di Papa Urbano II a Cava de Tirreni. Fortunatamente non ci sono stati feriti. La strada, ovviamente, è stata chiusa al traffico. Sul posto sono giunti i vigili del fuoco, la Protezione Civile, i tecnici del Comune e le forze dell’ordine.

Da quel 25 marzo poco o nulla è cambiato. Per tentare di liberare la strada è accaduto un po’ di tutto. Ordinanze di chiusura, coinvolgimento della Soprintendenza, ricorsi al Tar e successiva rinuncia. E poi, ancora, riunioni in Provincia con gli attori interessati. Tocca infatti a Palazzo Sant’Agostino, competente sulla strada, trovare una soluzione con i proprietari. Ripulire la carreggiata e mettere in sicurezza.

La novità dell’ultima ora interessa da vicino proprio Palazzo Sant’Agostino. L’ente, per eseguire i lavori, doveva nominare un geologo. La nomina c’è stata ma il geologo – come rivela il quotidiano LaCittà -, che prima aveva accettato l’incarico, ha declinato perché «troppo impegnativo».

Palla al centro. Adesso si procederà a una nuova nomina. I tempi, inevitabilmente, si allungano. A tre mesi di distanza dall’evento franoso ancora non si conoscono i tempi di ripristino della mobilità da e verso l’Abbazia Benedettina di Cava de’ Tirreni.

 

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