Sono trascorsi molti anni dalla scomparsa di Lucio Battisti, avvenuta nel settembre del 1998, ma la disputa legale sulla sua eredità continua. Il valore dei diritti musicali dell’artista è valutato intorno ai 16 milioni di euro, una somma notevole.
Può capitare che, quando sono in gioco somme significative, le parti finiscano davanti al giudice. Ma quali sono i motivi di questa disputa tra gli eredi di Lucio Battisti e Giulio Rapetti, conosciuto da tutti come Mogol?
Il divieto di diffusione delle opere di Lucio Battisti
Dopo la scomparsa di Lucio Battisti, la moglie Grazia Letizia Veronese, insieme al loro figlio Luca Carlo Filippo, hanno optato per non fornire l’autorizzazione alla diffusione delle opere musicali dell’artista. Questa decisione comprende il divieto di utilizzo delle sue canzoni per scopi commerciali, nell’ambito di pubblicità, colonne sonore, festival e scopi simili, rispettando così le volontà di Lucio Battisti. Ma hanno consentito la distribuzione della sua musica attraverso supporti fisici, come vinili e CD.
Per quanto riguarda la collaborazione artistica tra Battisti e Mogol, questa si concluse nel 1980. Da quel momento in poi, fu Grazia Letizia Veronese a prendere in mano le redini della gestione dei testi del marito.
Insieme, Mogol e Battisti avevano creato la società Acqua Azzurra, chiamata così in onore di uno dei loro brani più famosi. La proprietà di questa società è stata al centro di dispute tra gli azionisti, compresi la moglie e il figlio che, attraverso una loro società, possiedono una maggioranza del 56%, seguiti dalla Universal Music con il 35% e da Mogol, che possiede il restante 9%.
La richiesta di Mogol al tribunale e la decisione
Nel 2013 Mogol ha avviato una causa legale contro la moglie di Lucio Battisti, richiedendo un indennizzo per la perdita di chance. Mogol sosteneva che il divieto imposto dalla moglie del cantautore sull’uso delle sue composizioni musicali gli aveva precluso una fonte di reddito, avanzando una richiesta di risarcimento pari a 8 milioni di euro.
Tre anni dopo, nel 2016, il Tribunale ha accolto le ragioni del paroliere, riconoscendo che la società Acqua Azzurra, guidata da Grazia Letizia Veronese come amministratore delegato e principale azionista, non aveva rispettato gli accordi editoriali stipulati con lui e condannandola a versare un risarcimento di 2,6 milioni di euro, rispetto agli 8 milioni richiesti.
La causa di Sony Music contro gli eredi di Battisti
Sony Music, nel 2017, ha intrapreso un’azione legale contro gli eredi di Battisti per via della revoca, da parte di questi ultimi, dell’incarico alla Siae per la gestione online delle opere dell’artista, impedendo così l’uso delle registrazioni musicali in pubblicità.
Ma le corti giudiziarie, sia in primo grado che in appello, hanno respinto la pretesa di Sony Music di un risarcimento da 8,5 milioni di euro, dando ragione agli eredi. La decisione, secondo l’avvocato della famiglia, ha evidenziato che i contratti originali dell’artista, stipulati oltre cinquant’anni fa, non consentivano l’uso delle opere per fini pubblicitari o in rete senza un esplicito accordo con gli eredi o gli editori.