L’antica Ercolano continua a stupire: dopo il ritrovamento dello scheletro sull’antica spiaggia, e l’avvio dello scavo, una piccola borsa con i suoi averi è stata riportata in luce accanto alla vittima.

Lo scheletro appena ritrovato è il primo fuggiasco caduto all’esterno dei fornaci sul quale è possibile mettere in campo uno studio transdisciplinare. È un progetto reso possibile con un finanziamento del MiC (Fondi FSC) nell’ambito delle attività sul territorio della cosiddetta buffer zone UNESCO promosso dall’Unità Grande Pompei.

Fondamentale il supporto del Packard Humanities Institute, che ha anche donato il progetto di sistemazione complessiva dell’area di antica spiaggia.

Sull’antica spiaggia oltre allo scheletro sono stati ritrovati in questi mesi moltissimi reperti di legno trascinati dal flusso piroclastico. Arbusti, radici di alberi ad alto fusto, grandi travi, frammenti di cornici e pannelli appartenenti probabilmente a controsoffitti e alle coperture degli edifici, oltre ad assi di legno, puntoni e altri elementi forse di barche.

Chi è il fuggiasco di Ercolano

La vittima è un uomo di circa 40/45 anni di età. Tutti gli elementi fanno pensare ad un corpo trascinato dalla forza dell’eruzione perché i resti si trovano all’interno di un flusso piroclastico, circondato e coperto da materiale della città antica trasportato giù verso mare. Si trovava probabilmente in riva al mare o nelle aree della città soprastante.

Sul perché si trovasse lì e non nei fornici dove è stata scoperta la maggior parte delle vittime possiamo fare solo ipotesi. Lo scavo in laboratorio della cassettina di legno che lo accompagnava ci aiuterà a comprendere meglio. Il fuggiasco è stato trovato in posizione supina, con la testa rivolta verso la città.

Il suo corpo, che riporta numerose fratture dovute agli effetti dell’eruzione, cadde sotto la spinta del primo flusso piroclastico e galleggiò tra i flutti insieme ai legni che provenivano dagli edifici della città, anch’essi trascinati sull’antico litorale. All’impatto la vittima subì lo stesso destino delle altre 330 già ritrovate negli anni addietro.

L’uomo è morto a causa delle altissime temperature del flusso piroclastico che lo hanno investito e che gli provocarono l’evaporazione immediata dei tessuti.