Di Don Luigi Colavolpe

Non mi è mai saltato in testa il pensiero di scrivere di mio fratello Enzo, né tanto meno l’avrei fatto oggi, nel decimo anniversario della sua morte, ma mi è giunto il ricordo di lui fatto dal caro Sigismondo Nastri, che su facebook lo ha ricordato come “protagonista di iniziative culturali e promotore di grandi eventi”, lamentando che “la sua città non abbia fatto nulla per ricordarlo”.

Questa sua osservazione ha fatto scattare in me il desiderio di dare testimonianza di qualcosa, che ancora ricordo delle sue iniziative culturali e dei grandi eventi di cui è stato promotore. Salvatore Barra in un post lo ha definito “un vulcano di idee” : le ha sempre messe a disposizione del prestigio di Amalfi e si è sempre prodigato perché la nostra Diocesi si facesse fermento di elevazione dello spirito.

Premetto che non ho documenti da consultare, perché non ne ho. Mi affido solo alla memoria, che, ahimè, svanisce sempre di più. Ero io spesso “il capro espiatorio” , quando le sue iniziative riguardavano “la diocesi” e più ancora il buon Enzo Alfieri , che lo collaborava nel realizzarle. Mi limito solo a ricordare “ la fondazione dell’Associazione Chiesa per l’Uomo”, per la promozione delle iniziative culturali, quali “il Chiostro in musica” , per dare la possibilità ai giovani talenti del territorio di mettersi in mostra e numerose altre iniziative, come Il Premio “Stella di Tabor”, che richiamò in Amalfi personaggi illustri come Ariel Sharon, Rania di Giordania, Giovanni Bazoli, Magdi Allam e Vittorino Andreoli.

Soprattutto, però, vorrei ricordare il ruolo da lui avuto nelle celebrazioni del VIII Centenario della traslazione delle ossa di Sant’Andrea da Costantinopoli ad Amalfi, perché effettivamente ciò che fece è stato dimenticato. Ricordo che nei primi incontri del Comitato convocato dall’arcivescovo per ricordare questo evento il
topolino partorito dalla montagna consistette nel ridurre il tutto a un solenne Pontificale e a un Convegno di studi, da affidare al Centro di Cultura e di Storia Amalfitana. Quando Enzo fu invitato a parteciparvi tutto cambiò.

Il Centenario fu celebrato nel modo che tutti sappiamo. Don Andrea Colavolpe ne ha lasciato la memoria nel libro “Per ricordare un dono 1208-2008” , ma dell’opera profusa da Enzo Colavolpe in esso c’è appena un accenno , quando nella prefazione ha scritto che le celebrazioni “sono maturate in seno ad
un Comitato esecutivo , nel quale il coordinamento era affidato al Dott.Enzo Colavolpe”.

Enzo Alfieri, che era il segretario, sa, però, che è troppo poco dire che Enzo Colavolpe sia stato solo “il coordinatore” . Quando lo vidi piombare sull’arcivescovo perché invitasse in Amalfi il Patriarca Atenagora, che era a Napoli ; quando mi confidò che avrebbe voluto far rivivere in Amalfi la festa di popolo, che nel 1208 accolse il Corpo dell’Apostolo e che, in preparazione, avrebbe voluto portare “il Capo di Sant’Andrea” nelle parrocchie, e, passando per Gaeta , fino a Roma, dalla Chiesa di sant’Andrea della Valle alla Sala Nervi, per presentarlo alla venerazione di Papa Benedetto XVI; quando mi chiese di cercare il numero telefonico
dell’Ammiraglio Andrea Campregher, figlio di nostri cugini, perché voleva portare con lui in Amalfi la nave “Palinuro” con la Banda Musicale della Marina Militare, tra me e me dicevo: ”Questo è pazzo” e temevo un flop.

Le cose, invece, andarono diversamente. L’arrivo in Amalfi fu un trionfo. Don Andrea così lo ha descritto: “Il Palinurio” all’alba era già nel mare di Amalfi. Alle 17,30 , partendo da Conca de’ Marini, con miriadi di imbarcazioni, che gli danzavano intorno, mosse verso Amalfi con a bordo il venerato reliquiario del Capo di Sant’Andrea, che, a causa del mare mosso, fu poi trasbordato su una motovedetta della Marina Militare. Al molo Cassone , lo accolse una folla enorme , assiepata tutt’intorno, ma anche sui terrazzi , sui balconi, lungo le strade…un abbraccio umano indescrivibile”.

Chi assistette a questo evento ha ancora negli occhi lo spettacolo del mare e quello del Piazzale Flavio Gioia e di Piazza Duomo, gremito di folla, di Autorità, di quasi tutto il Clero Diocesano, con la partecipazione di numerosi Vescovi della Regione, che fecero corona al cardinale Kasper, Legato Pontificio. E’ inutile ribadire chi era stato il regista di tutto ciò.

Enzo, anche in quella occasione, preferì restare nell’ombra. Ed è questa la sua grandezza.

No! Enzo Colavolpe non era un pazzo. Era un intelligente sognatore, ma soprattutto un grande realizzatore“.