Panchine deteriorate, manto ricco di dissesti. E, poi, fioriere deturpate. È il bilancio fatto dal Comitato Civico di Dragonea. La rappresentanza richiama l’attenzione sulle condizioni di decoro della centrale agorà della frazione. Il comunicato odierno.
Quattro mesi dopo i lavori di restyling la centrale piazza Gerardo Punzi lascia una cartolina poco lusinghiera. Insomma, tutt’altro che turistica. Agorà socialmente rilevante della popolosa frazione di Dragonea, si ritrova – a pochi mesi dai lavori di riprogettazione – in condizioni che non rispecchiano certamente i canoni di decoro a cui si è abituati. Soprattutto in un territorio, Vietri sul Mare, da sempre pilastro di civiltà, pulizia e attenzione.

Panchine lignee pesantemente logorate dalle condizioni meteo. Che, in alcuni lati, necessitano di seri interventi o sostituzioni. Le schegge, infatti, sono pericolose ai tanti bambini e anziani che frequentano la piazza. Ma, anche, fioriere in ceramica deturpate. Il verde pubblico, con le aiuole poco curate e che presentano nel perimetro piante ormai essiccate.

Si passa, poi, alla pavimentazione. Fiore all’occhiello per anni, i sanpietrini oggi sono il vero tallone d’Achille dell’agorà. In particolare, il tratto nei pressi della fontana presenta pericolosi dissesti, con il rischio di procurare incidenti ed infortuni.
Il bilancio appena tracciato è frutto di quanto asserito dal Comitato Civico del quartiere. Quanto detto si riallaccia alla determina 147 del 2 maggio scorso. Allora, infatti, furono stanziati – per il rinnovamento di piazza Gerardo Punzi – 6mila euro. Di certo non una somma ingente, che potesse cambiare il volto di una piazza. Ma che, almeno riuscisse a rendere sicura la passeggiata.
È difficile trasmettere il valore del bene pubblico – si legge nel comunicato del Comitato Civico di Dragonea – a un singolo individuo cresciuto nella culto della proprietà privata ma è ancora più difficile che tale valore ci venga trasmesso dal Comune di Vietri dal quale invece bisogna pretenderlo. È capitato di definire una panchina la “nostra” panchina perché lì ci incontravamo con la compagnia, con la ragazza o il ragazzo o semplicemente la si occupava per leggere. In quel senso del possesso sta il significato di bene pubblico che dovremmo ricominciare a rispettare e pretendere che sia curato da chi amministra la città”.
