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Costiera Amalfitana: dove dormire e mangiare nel ’60? Ecco la “Guida Michelin” dell’epoca

Ammirare la bellezza del chiostro del XIII secolo del Cappuccini-Convento, rilassarsi nel “bel giardino degradante sul mare” del Santa Caterina, gustare un buon “pasto alla carta” alla Marinella o alla Caravella. E, perchè no, noleggiare un’auto in Piazza Duomo per ammirare la “vista pittoresca” di Capo d’Orso.

Sono queste alcune delle esperienze che la guida Michelin del 1960 consigliava di compiere ad Amalfi. Eravamo nel pieno degli anni della “dolce vita”, di lì a poco la first lady americana Jackie Kennedy avrebbe fatto tappa a Ravello, aprendo definitivamente le porte all’affermazione del turismo a stelle e strisce nella Divina.

Già tanti, però, erano gli stranieri che alla fine degli anni ’50 affollavano la Costiera, che si era già aperta ad un turismo certamente differente rispetto a quello attuale. Ma che non era più di estrema nicchia come all’inizio del secolo scorso, e si apriva al lusso e iniziava a prospettare l’afflusso di grandi numeri (certo, non quelli degli ultimi cinque anni).

Nel 1960 erano pochi gli alberghi segnalati sulla guida Michelin in città: meno ancora erano nel 1957, segno dei passi in avanti compiuti negli anni del boom.

 

Nel 1960 si aggiungono, infatti, tra gli alberghi, il Miramalfi ed il Caleidoscopio a Lone, oggi una struttura extra-alberghiera. Quest’ultimo era “marchiato” in rosso ad evidenziare, secondo i criteri adottati dalla guida francese, l’amenità del luogo.

Il Cappuccini (oggi Anantara) ed il Luna erano già all’epoca dotati di piscina, a differenza di altre strutture. Ben differenti anche i confort che un tempo erano considerati degni di menzione: il wi-fi in camera non era nemmeno nel pensiero degli informatici più all’avanguardia dell’epoca, nè tantomeno si considerava come prioritario – lo fu soltanto a partire da qualche anno più avanti – vedere la Tv nelle stanze.

Anche in alberghi già all’epoca decisamente “trendy”, infatti, era considerato decisamente confortevole avere la vasca da bagno in camera o, addirittura, il bidet.

Già molto richiesta era, invece, l’autorimessa, all’epoca disponibile al “Luna” ed al “Santa Caterina”.

Ma è interessante notare anche i prezzi: benchè sia difficile fare un confronto si nota che, raffrontandoli, erano comunque decisamente più bassi di quelli attuali. 5000 lire del 1960, infatti, prezzo per godere di una camera al “Cappuccini”, erano equivalenti a 60 euro odierni, a parità di potere d’acquisto.

C’è da dire che, certo, gli stipendi dell’epoca erano, mediamente, molto più bassi in termini nominali di quelli degli anni successivi: la gloriosa Lira era ancora lontana dagli anni bui dell’inflazione e della svalutazione.

Positano

Anche a Positano, come ad Amalfi, erano cinque gli alberghi segnalati: il più lussuoso “Le Sirenuse” con “elegante arredamento”. Tra i ristoranti, consigliati la Buca di Bacco ed il Covo dei Saraceni.

Ravello

A Ravello, invece, erano segnalati l’Hotel Palumbo (poi Palazzo Confalone), il Caruso e, in categoria minore, il Parsifal ed il Rufolo: nessun ristorante era, invece, segnalato nella città della Musica.

 

Nessun ristorante stellato era presente in Costiera Amalfitana, a dispetto di oggi: unico indirizzo nel Sud Italia a potersi fregiare del riconoscimento, nel 1961, fu la Pizzeria Negri di Pontecagnano. Tra l’altro, resta ancora oggi l’unica pizzeria a ricevere la stella.

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