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Depuratori di Praiano, assolti gli ex sindaci Amendola e Di Martino

Assolti perché “il fatto non sussiste”. Si è conclusa con una sentenza pubblicata ieri da parte della seconda sezione del Tribunale Penale di Salerno la lunga vicenda giudiziaria del depuratore di Praiano, durata oltre sei anni, che ha coinvolto ben sette persone.

Tra questi gli ex sindaci della città costiera Giovanni Di Martino Gennaro Amendola, il già presidente dell’Ausino, Matilde Milite, oltre che di Giuseppe Vitagliano, Domenico Bevilacqua, Iolanda Giuliano e Francesco Vaccaro, tutti dirigenti della partecipata.

Il collegio che ha assolto i sette imputati è stato presieduto da Paolo Valiante, e ha avuto come giudici Maria Lamberti e Rosaria de Lucia. Pasquale Buonocore, Roberto Guerino, Roberto Lanzi, Riccardo Cafaro, Felice Lentini e Giovanni Torre hanno invece costituito il collegio difensivo.

Gli imputati erano stati accusati di responsabilità nel malfunzionamento degli impianti di depurazione fognaria sia in via Roma, nel centro cittadino, che nella frazione di Vettica Maggiore: questi furono sequestrati nel febbraio del 2016, dopo che era stato constatato lo scarico in mare di reflui torbidi e maleodoranti.

Le analisi effettuate prima dell’inizio della vicenda giudiziaria avevano confermato un’elevatissima concentrazione di batteri fecali nell’acqua presente a ridosso della costa praianese, rivelando sforamenti notevoli dei limiti consentiti dalla legge, che avevano condotto a un sistematico superamento degli indicatori tabellari rilevanti la concentrazione di colibatteri.

L’azione della Procura, all’epoca, che tuttavia non ha, all’esito del processo, individuato responsabilità per i sette imputati, si inserì nell’ambito di una vera e propria task force condotta per prevenire lo sversamento in mare di liquami non trattati adeguatamente dagli impianti di depurazione, che in molti casi, nel territorio salernitano, si erano rivelati malfunzionanti.

Tutti gli assolti, dopo esser stati iscritti nel registro degli indagati, nell’ambito di un’operazione coordinata dall’allora Procuratore della Repubblica di Salerno Corrado Lembo e dalla Capitaneria di Porto salernitana, erano stati poi rinviati a giudizio agli inizi del 2017.

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