Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Un provvedimento che tocca da vicino i tanti proprietari di lidi disseminati in Costiera Amalfitana. Le dichiarazioni di Alfonso Amoroso, segretario provinciale del sindacato italiano balneari. I dettagli.
Si torna a parlare, come in sella a una macchina del tempo. Da anni, ormai, si discute sulle ormai ventennali concessioni demaniali marittime. La Divina è cliente altamente interessato. Superfluo ribadirlo, per una costa che vanta un numero di arenili importanti e che porta in dote ai gestori un guadagno importante.
I giudici della Corte di Giustizia dell’Ue erano chiamati a pronunciarsi sull’interpretazione della legge italiana che prevede la proroga automatica delle concessioni balneari. Facendo chiarezza sulla validità, il carattere vincolante e l’effetto diretto della direttiva Ue per i servizi nel mercato interno. Nel dettaglio, la vertenza risale al dicembre 2020, quando il comune di Ginosa (Taranto), applicando la normativa nazionale, decise di prorogare automaticamente le concessioni andando incontro alla contestazione da parte dell’Agcm.
Nella sentenza la Corte ricorda che le disposizioni Ue si applicano “a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo“. Nel valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili per la messa a bando, i Paesi membri sono chiamati a basarsi “su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati“.
Sul tema è intervenuto Alfonso Amoroso. Il segretario provinciale del sindacato italiano balneari, raggiunto telefonicamente dalla nostra Redazione, ha così commentato: “Si applica la Bolkestein a condizione che la risorsa sia scarsa. La sentenza sottolinea l’importanza della circostanza, che dev’essere stabilita dallo Stato e non dai giudici con criteri obiettivi. Per tale motivo il Governo acceleri sulla mappatura ed emani una legge di riforma organica della materia“.
“Il presupposto per l’applicazione della direttiva Bolkestein alle concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo è “la scarsità di risorsa” e cioè l’impossibilità del rilascio di nuove concessioni“, ha ribadito Alfonso Amoroso.
E’ stato chiarito che “la scarsità” dev’essere valutata combinando un approccio generale con una valutazione caso per caso. Questo criterio costituisce una novità importante per la possibile soluzione che resta di esclusiva prerogativa del nostro Stato.
“Lo Stato non tradisca i balneari che hanno avuto l’unico torto di aver creduto nelle sue leggi. Gli operatori hanno scelto questo lavoro e creato dal nulla aziende di valore e di successo confidando sulle leggi e sui provvedimenti del nostro Paese. Nessuno può essere privato dei suoi beni senza un giusto indennizzo. Il suolo è pubblico ma privata è l’azienda che ivi insiste“, chiosa Amoroso.
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