Tornano a lasciare le loro tracce, danneggiando raccolti e perfino qualche macera i cinghiali in Costiera Amalfitana.
Le ultime segnalazioni riguardano, in particolare, il comune di Cetara: qualche giorno fa, in località Imbrice, a circa quattrocento gradini di distanza dal centro abitato, ma comunque in un’area ancora destinata all’uso agricolo, è stato fortemente danneggiato un appezzamento di terreno, coltivato a limoneto, di proprietà dell’ex sindaco di Cetara Secondo Squizzato.
Ma non sono mancate, nelle ultime settimane, anche segnalazioni in altre zone cittadine, per fortuna non all’interno del centro abitato, come a Fuenti, al confine con Vietri Sul Mare, in cui molti terreni sono destinati alla coltivazione di agrumi, ed anche nella località alta di Corso Vecchio.
A lanciare il grido d’allarme raccogliendo le richieste di maggior tutela da parte dei proprietari dei piccoli appezzamenti di terra che negli ultimi mesi sono sempre più di frequente sotto attacco degli ungulati è proprio il già primo cittadino del borgo costiero, che ricopre oggi il ruolo di presidente dell’associazione “L’Innesto” che riunisce numerosi piccoli coltivatori di limoni nel territorio della Divina.
Un abbondanza, quella degli ungulati sul territorio, difficile da contrastare per una serie di fattori, sia naturali che normativi.
“La proliferazione eccessiva non viene controbilanciata dai predatori, e, al tempo stesso, l’attività di caccia è molto limitata in quanto ci troviamo in un’area di parco. Stante anche l’arretramento delle attività comuni in montagna, i cinghiali hanno campo libero”, ha commentato, sul punto, il presidente dell’associazione L’Innesto, che ha descritto il modus operandi dei cinghiali come rilevato da numerosi coltivatori finiti “sotto attacco”.
“Essendo animali di un certo peso, che viaggiano in gruppo, quando entrano in un territorio non guardano in faccia a nulla. Il più delle volte distruggono coltivazioni del tipo di orti, nel caso delle macere spesso spazzano via le parti superficiali dei muri a secco, in quanto corrono in massa ed esercitando una pressione su pietre che, spesso, sono già in una posizione precaria“, ha proseguito l’ex sindaco di Cetara.
Fa la sua parte anche la condizione del terrazzamento: se questo, infatti, è più debole ed abbandonato il rischio che gli ungulati possano far crollare le macere è decisamente più alto.
“Se il terrazzamento è più debole ed abbandonato il rischio è più grande, le parti superficiali, che sono costituite da pietre e mura a secco, in quanto fermate con il terreno e senza l’ausilio del cemento armato. In questa fase dell’anno la situazione è ancora peggiore, in quanto il terreno è più secco vista l’assenza di precipitazioni. Durante i periodi nei quali piove di più, paradossalmente, proprio come accade alla sabbia, il terreno umido funge da collante“, ha concluso Squizzato che più volte ha evidenziato come l’abbandono dei terrazzamenti rappresenti un problema da arginare.