Il sodalizio Rossellini-Bergman si concretizzò in Costiera Amalfitana. L’attrice, a quarant’anni dalla morte, ha sempre ricordato l’amore per il territorio che, dietro la camera, il regista amava narrare. Il racconto rilanciato ieri da IlRoma.

Celestino è un fotografo che ama immortalare l’attimo, il momento fugace della vita. Un giorno incontra un uomo che lo dota di un potere soprannaturale. Ora, attraverso la sua macchina fotografica può decidere le sorti dell’umanità. La vita e la morte delle persone che ritrae nei suoi scatti. A questo punto si convince di essere portatore della volontà di sant’Andrea, patrono di Amalfi. Celestino inizia lo sterminio di tutti i cattivi del paese, in nome di un bene superiore.

È la trama de La macchina ammazzacattivi, capolavoro di Rossellini girato in Costiera Amalfitana negli anni ’50. Una delle pellicole che fa innamorare il regista della Divina. E che, pochi anni dopo, avvicinerà la sua eletta Ingrid Bergman alle meraviglie della provincia di Salerno.

Roberto voleva che conoscessi tutti i suoi amici, voleva mostrarmi Napoli, Capri, Amalfi e un’altra quantità di luoghi di cui non avevo mai sentito parlare. Tutto era nuovo per me: il paese, i suoi abitanti e il loro modo di vivere così estroverso e accattivante”. Sono le parole dell’iconica attrice svedese, stella di Hollywood caduta tra le braccia della frastagliata costa salernitana.

Da anni interprete di punta della cinematografia d’oltreoceano, l’attrice, scomparsa quarant’anni fa – racconta la penna di Roberta Verde su IlRoma – con il suo arrivo in Italia porta importanti ripercussioni nella vita di Rossellini, il quale non solo trova in lei una nuova compagna di vita ma scopre nel suo sguardo la fonte d’ispirazione per riscrivere in immagini il paesaggio italiano, seguendo una prospettiva nuova.

L’esito più alto di questo felice incontro è “Viaggio in Italia”, pellicola del 1954 che sconvolge i modelli narrativi e visivi riscoprendo la bellezza di una Napoli ancora ferita dal conflitto e divisa, come sempre, tra la decadenza e l’opulenza. La città fa da sfondo alla travagliata crisi matrimoniale di due coniugi inglesi, in Italia per questioni ereditarie. Il film, girato tra Napoli, la sua provincia e la Costiera Amalfitana, si sviluppa attraverso gli occhi ora stupiti ora commossi della Bergman che crea una relazione osmotica, al limite del catartico, con le opere d’arte e la cultura che la circondano. Il tessuto epidermico di una città in via di ridefinizione viene accarezzato dallo sguardo dell’attrice, svelato per la prima volta nella sua autentica femminilità, scevra da qualsiasi intenzione divistica.

La Bergman trova in Campania una realtà accogliente, un Paisà vero e autentico, in cui tornare e lavorare in più occasioni. Sono diverse, infatti, le fotografie che la ritraggono sorridente a passeggio fra le strade della città.

L’unione privata e professionale inizia però a scricchiolare e l’attrice nel 1956 ritorna trionfalmente a Hollywood mettendo la parola fine al suo proficuo soggiorno italiano.