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Cimitero Atrani: la storia dall’atto notarile di compravendita del terreno ai giorni nostri

Atrani, Ravello ed il cimitero della discordia. Emergono nuovi importanti dettagli sulla querelle che interessa i due paesi della Costa d’Amalfi e il cimitero comunale.

Lo scorso mese di ottobre il comune della città della musica aveva comunicato, attraverso un comunicato stampa, di aver interpellato il Presidente della Repubblica per risolvere la problematica legata al cimitero di Atrani e la carenza di spazi di sepoltura.

Il comune di Atrani, infatti, con delibera dell’8 giugno 2022, ha modificato la regolamentazione di accesso al cimitero, situato in territorio ravellese, a causa della carenza di loculi e aree per l’inumazione. Gli abitanti della frazione di Castiglione di Ravello che rientrano in determinate vie possono far riposare i loro cari solo se cremati.

La vicenda, salita alle cronache lo scorso mese, in realtà tiene banco tra i due comuni da anni. Si tratta di una problematica davvero importante dal momento che, di questo passo, il comune di Atrani non potrà garantire la sepoltura proprio ai suoi abitanti.

Per Atrani, il comune più piccolo d’Italia per estensione territoriale, la carenza di spazi per la costruzione di cimiteri ha rappresentato da sempre una grande criticità. Inizialmente il cimitero di Atrani si trovava tra le mura cittadine: si tratta del così detto Caposantino, che si trova proprio al confine con Ravello, in via Dragone.

Dopo l’introduzione dell’articolo 57 della legge 22 dicembre 1888, n. 5849 sull’ordinamento dell’amministrazione e dell’assistenza sanitaria del Regno stabiliva che “… Dal momento della destinazione di un terreno a cimitero, è vietato di costruire intorno allo stesso, abitazioni entro il raggio di 200 metri…”. A seguito di questa legge nacque la necessità, per il comune di Atrani, di costruire un nuovo cimitero al di fuori del centro abitato.

Cimitero Atrani – L’atto notarile di compravendita del terreno

Inizialmente il nuovo cimitero di Atrani era stato designato dal Prefetto sul Monte Civita ma il Comune di Ravello si oppose al Decreto Prefettizio facendo ricorso a Re Vittorio Emanuele II e fu respinto il 9 settembre 1875. Negli anni fu scelto un’altra area situata nella zona di Grotta Pelina, area individuata con decreto prefettizio: a tale decreto il Comune di Ravello si oppose facendo ricorso al Ministero dell’Interno che nel 1884 rigetta il ricorso.

Attraverso un rogito del notaio Francesco Gambardella di inizio Novecento si legge, dai documenti consultabili presso l’Archivio comunale, che Gaetano e Marialfonsa Vissicchio, nati e domiciliati ad Atrani, vendono i loro terreni terreni, circa 6mila mq per la costruzione del cimitero di Atrani. Il prezzo stabilito per i seimila metri quadrati è di 3000 lire. I venditori nell’atto si sono riservati il diritto a due nicchie per i loro resti e dei loro parenti.

Il 20 novembre 1905 il consiglio comunale autorizzò il sindaco a comprare il terreno e, con la stessa deliberazione si autorizzava a prelevare detta somma dal prestito di lire 20.000 contratto con la Cassa Depositi e Prestiti appunto per la costruzione del Cimitero. Il 7 maggio 1906 la delibera fu approvata e visitata dal Prefetto.

Sempre dalla delibera del 19 luglio 1889 si legge che il sito, dove costruire il cimitero di Atrani, fu individuato dopo apposita ispezione disposta dalla Regia Prefettura e con decreto prefettizio del 18 settembre 1886. In delibera si legge che il Sindaco ricorda al Consiglio la lunga pratica espletata per rinvenire il sito ove costruire il camposanto nel territorio del Comune di Ravello e le opposizioni ricevute da quel Municipio. Inoltre nel deliberato danno facoltà al sindaco di chiedere all’uopo la sovrana Sanzione.

Il 4 ottobre 1906 il consiglio comunale autorizzava il sindaco a procedere all’ “istrumento di acquisto dai costituiti Vissicchio” e tale atto fu vistato dal Prefetto il 3 novembre 1906. Il 10 giugno 1911 fu di nuovo autorizzato il sindaco alla stipula dell’atto di acquisto e tale deliberazione, per la parte riflettente detta autorizzazione, fu approvata dal Prefetto il 3 luglio del 1911. Tale atto fu vistato dal Prefetto il 15 luglio 1911.

Per l’acquisto del terreno su cui edificare il cimitero comunale e per la relativa costruzione, il comune di Atrani ha chiesto due mutui di 20.000 e 12.000 mila lire alla Cassa depositi e prestiti. Il progetto del Cimitero è stato elaborato, come si legge nei documenti presenti nell’Archivio di Stato di Salerno, il 13 novembre 1909 dagli Ing. Giordano e Michele De Angelis.

Il progetto esecutivo del cimitero di Atrani è stato approvato nella seduta del Consiglio Provinciale Sanitario tenutasi il 18 marzo 1910 che approva l’esecuzione del progetto. Il 27 maggio 1911 viene effettuata la consegna dei lavori; il 31 luglio 1914 vengono ultimati i lavori e nel mese di marzo 1916 viene effettuato il collaudo dei lavori da parte del Genio Civile. Il 16 marzo 1916 il nuovo cimitero del Comune di Atrani viene consegnato all’amministrazione Comunale di Atrani. L’importo finale dei lavori e di circa 29.400 lire.

L’atto di compravendita del terreno destinato a diventare il Cimitero di Atrani smentisce, di fatto, quanto dichiarato nella delibera di consiglio comunale di Atrani del 29 novembre 1970, con l’allora Sindaco Prof. Andrea Di Benedetto, che diede la facoltà, per la prima volta, di accogliere nel cimitero comunale di Atrani “… le salme dei residenti della sola frazione di Castiglione di Ravello, in considerazione della vicinanza della frazione stessa, sia dal fatto che il suolo dell’attuale cimitero, sito in Comune di Ravello, fu a suo tempo da quest’ultimo ceduto al Comune di Atrani …”.

Le criticità di oggi legate al PUC di Ravello

Al fianco del Cimitero il comune di Atrani ha in proprietà circa 250 mq di terreno che è stato ceduto il 29 luglio 1988 da un privato con lo scopo di poter ampliare l’attuale area cimiteriale. Attualmente non è possibile effettuare tale operazione in quanto il PUC di Ravello non prevede l’ampliamento del Cimitero di Atrani in tale area.

Il Comune di Atrani ha fatto richiesta l’8 ottobre 2022 di avere il certificato di destinazione urbanistica del terreno ceduto dal privato, ma ad oggi dopo un mese e mezzo dalla richiesta non ha ricevuto il certificato dal Comune di Ravello.

Ramona Buonocore

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