«Certo, Sindaco è bello. Congiungere in matrimonio, emanare ordinanza, cingere la fascia tricolore, presiedere il Consiglio Comunale, progettare il destino della propria comunità. E’ davvero gratificante poter affrontare i problemi della comunità e riuscire a risolverli dal proprio punto di vista. Momenti esaltanti, ma anche tante responsabilità, tante incomprensioni e non poche amarezze. Di quelle che ti feriscono e ti lasciano il segno indelebile».

Così scriveva Raffaele Ferraioli, GIGANTE della politica in Costiera Amalfitana, alla vigilia dei suoi 50 anni di vita amministrativa. Un traguardo che raggiunse nel 2015 al culmine di una carriera politica che ha sempre vissuto con lo spirito della prima volta. Raffaele non è stato solo un grande amministratore, ma soprattutto un grande amico. Un mentore, un maestro di politica e di vita.

Uno di quelli che ha saputo lasciare il segno. Perché sono tanti i ricordi delle iniziative in cui ho avuto il privilegio di stargli a fianco. Un visionario, un uomo del fare. E la sua mente vulcanica ha prodotto solo effetti tangibili. Iniziative non dal fiato corto, ma che si proiettano verso l’eternità.

Raffaele Ferraioli ha valorizzato il patrimonio culturale, ambientale, agricolo regalando alla Costiera due marchi comunitari (l’igp al limone sfusato e la doc ai vini prodotti da vitigni autoctoni) e l’ingresso nell’olimpo dei siti Unesco. Si inventò il premio di giornalismo dedicato a quanti seppero esaltare nei loro scritti il borgo di Furore (da umile artigiano della notizia mi onoro di far parte dell’albo d’oro per quel premio ricevuto nel 2003) trasformato in museo “en plein air” grazie ai tanti artisti che negli hanno lasciato le loro tracce sui muri o attraverso le opere installate nel paese che non c’era.

E se Furore oggi ha un’identità il merito è di Raffaele Ferraioli e della sua straordinaria capacità di progettare, programmare. La capacità di fare. Sempre con passione. Quella stessa che ha animato il suo percorso di sindaco, di presidente della comunità montana (sotto la sua guida l’ente fu collante tra le varie municipalità oltre che straordinaria cabina di regia), e di componente del direttivo delle città del vino e dei paesi dipinti. La sua poliedricità era disarmante.

Spaziava dalla cultura (grande mente e grande penna) alla gastronomia. Dalla valorizzazione del territorio alla visione del futuro che lo ha portato a spendersi nella rivitalizzazione del Fiordo, oggi icona di quel lembo di terra, alla realizzazione di un parco destinato all’amore. E l’amore per la vita, per la sua terra, per gli affetti ha contaminato il suo cammino di uomo e di amministratore.

Con Raffaele se ne va non solo un amico, se ne va un pezzo di cuore. E per questo territorio un pezzo di storia. Una mente illuminata capace di guardare al futuro come pochi. Ciao presidè!