La vicenda della strage di Via D’Amelio che ha segnato la morte di Paolo Borsellino rimane aperta ancora oggi. Una verità negata si potrebbe definire, considerando i vari depistaggi e le numerose indagini che non hanno portato a mettere in luce completamente la vicenda.
Per la morte del giudice Borsellino sono stati fatti numerosi processi, ma ancora oggi ci si chiede chi abbia tradito Paolo Borsellino, visto che non si conoscono i nomi di tutti coloro che hanno voluto o hanno partecipato materialmente alla strage. Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice, ha usato termini come tradimento e ha detto chiaramente che suo padre è stato lasciato solo. Ma ripercorriamo la vicenda e vediamo come è avvenuta la strage di Via D’Amelio.
La strage di Via D’Amelio
Il giudice Borsellino e gli uomini della sua scorta persero la vita alle ore 16:58 del 19 luglio 1992, in Via D’Amelio a Palermo. Parliamo di uomini della scorta perché oltre al giudice morirono anche Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi.
Paolo Borsellino era da 28 anni in magistratura ed era stato nominato procuratore aggiunto a Palermo. Quel giorno, in seguito al pranzo insieme alla moglie Agnese e ai figli Manfredi e Lucia, si recò accompagnato dalla scorta proprio in Via D’Amelio. In questo luogo vivevano sua madre e sua sorella.
Mentre il giudice stava passando, un’automobile rubata e che era stata parcheggiata in quella via esplose. Conteneva circa 100 chili di tritolo. La strage di Borsellino ha seguito la morte del giudice Giovanni Falcone. Sono passati 30 anni da quelle stragi e ancora non si sa la verità per quello che è stato definito un caso di depistaggio incredibile, che naturalmente ha implicato l’azione della criminalità organizzata.
Cosa è accaduto davvero?
I familiari di Paolo Borsellino per anni hanno taciuto, ma adesso vorrebbero sapere di più sulla verità, sulla morte del loro caro. Facendo riferimento alle dichiarazioni di Fiammetta Borsellino, la donna ha annunciato la volontà di non partecipare ad alcuna manifestazione ufficiale fino a quando lo Stato non sarà in grado di dare una spiegazione su ciò che sia accaduto davvero.
Poi sempre la figlia del giudice ucciso ha detto che ci sono uomini che lavorano per allontanare la verità. Anche il fratello del giudice, Salvatore Borsellino, ha parlato di quanto sia importante scoprire la verità per fare in modo che le vittime e i familiari abbiano giustizia. A questo proposito ha fatto riferimento alla politica, che ha il compito di fare delle opportune leggi antimafia.