La vita e la carriera di Alex Schwazer è stata segnata dalla doppia squalifica per doping. E’ stato accertato che nell’ultima circostanza c’è stato un sabotaggio.
La squalifica di Alex Schwazer
Alex Schwazer, famoso marciatore, ha affrontato uno degli episodi più controversi e complicati nel mondo dello sport. Dopo essere stato accusato per un secondo episodio di doping nel 2016, la verità emerge dalla nebbia di complotti, manipolazioni e ingiustizie.
Il tribunale di Bolzano, rappresentato dal giudice Walter Pelino, ha finalmente archiviato l’accusa contro Schwazer, dichiarandolo innocente. Più specificamente, Schwazer è stato scagionato “per non aver commesso il fatto”. Ciò ha portato a una domanda fondamentale: se Alex non era colpevole, chi ha sabotato le sue analisi?
L’ordinanza del giudice ha rivelato che ci sono stati tentativi di manipolazione delle provette di urina prelevate dall’atleta. Questa manipolazione è stata accompagnata da una serie di altri reati, tra cui frode processuale e diffamazione. Questi atti criminosi non solo hanno compromesso la carriera di Schwazer ma hanno anche gettato ombre su entità e organizzazioni sportive internazionali.
Cos’è accaduto
Il giudice ha fortemente sottolineato il ruolo sospetto giocato da Wada (Agenzia Mondiale Antidoping) e da World Athletics (precedentemente noto come IAAF). Secondo Pelino, entrambe le organizzazioni operano in maniera autoreferenziale, resistendo ai controlli esterni e sono persino andate così lontano da produrre dichiarazioni false e compiere frodi processuali.
Le parole di Alex Schwazer, in risposta al verdetto, sono state emozionanti: “Finalmente c’è scritto nero su bianco che io sono innocente“. Ha espresso gratitudine per il sostegno ricevuto e ha evidenziato le difficoltà affrontate negli ultimi quattro anni e mezzo.
Sandro Donati, l’allenatore di Schwazer, ha evidenziato l’importanza della battaglia per la verità e ha sollevato domande fondamentali sul futuro dello sport e su come prevenire tali ingiustizie.
Una storia degna di un film
Il caso Schwazer assomiglia a una spy story. Cominciando con comunicazioni ritardate, manipolazioni e persino minacce, la vicenda svela una serie di eventi oscuri e trame intrecciate che risalgono al 1987, quando Donati denunciò un salto truccato. La storia si è evoluta con complotti, rancori personali e tensioni tra enti sportivi.
Il percorso di Schwazer attraverso questa complicata saga ha inizio con un controllo antidoping effettuato il 1° gennaio 2016, dando il via a una serie di eventi che lo hanno visto incastrato in una rete di accuse, sospetti e polemiche.