Tommaso Buscetta è stato uno dei boss più famosi di Cosa Nostra, la mafia siciliana. Dopo il suo arresto, è diventato un collaboratore di giustizia, fornendo preziose informazioni sul funzionamento e l’organizzazione della mafia.
La vita di Tommaso Buscetta
Tommaso Buscetta è nato il 13 luglio 1928 a Palermo, in una famiglia molto povera e numerosa. Era il più giovane di 17 figli. Nel 1944 si è sposato con Melchiorra Cavallaro, da cui ha avuto quattro figli: Felicia, Benedetto, Domenico e Antonio. Tuttavia, Benedetto e Antonio sono stati vittime della lupara bianca durante la seconda guerra di mafia.
Negli anni successivi, Buscetta ha iniziato ad essere coinvolto in attività illegali e ha guadagnato il soprannome di “don Masino“. Ha fatto parte di Cosa Nostra, la mafia siciliana, diventando un affiliato nel mandamento di Porta Nuova, a Palermo.
Durante la sua vita, Buscetta si è sposato diverse volte e ha avuto figli da diverse mogli. Nel 1966, ha sposato Vera Girotti in Messico, da cui ha avuto una figlia di nome Alessandra. Successivamente, si è trasferito in Brasile e ha conosciuto Cristina De Almeida Guimares, che ha sposato nel 1978. Da Cristina ha avuto quattro figli.
L’arresto e la collaborazione di Buscetta
Buscetta è stato arrestato varie volte nel corso della sua vita. Nel 1958 è stato arrestato a Taranto mentre trasportava un carico di sigarette. Dopo essere stato rilasciato, è stato nuovamente arrestato poco dopo.
Durante gli anni ’70, Buscetta è stato coinvolto nella guerra tra diverse fazioni di Cosa Nostra. Alla fine degli anni ’70 e all’inizio degli anni ’80, i suoi nemici cercarono di ucciderlo, ma Buscetta riuscì a sopravvivere.
Nel 1980, dopo aver scontato una condanna per traffico di stupefacenti, Buscetta ottenne la semilibertà. Tuttavia, preferì andare in latitanza e si nascose in Brasile. Qui continuò a essere coinvolto in attività illecite, usando una falsa identità e subendo interventi di chirurgia plastica per modificare il suo aspetto.
Nel 1983, Buscetta fu arrestato in Brasile dalla polizia brasiliana, che lo considerava il capo di una banda di trafficanti internazionali. Fu estradato in Italia e imprigionato nel carcere dell’Ucciardone, a Palermo.
La collaborazione con la giustizia e le rivelazioni di Buscetta
Dopo il suo arresto, Buscetta decise di collaborare con la giustizia e fornì informazioni preziose sulle attività e la struttura di Cosa Nostra. Le sue rivelazioni portarono all’operazione “San Michele”, un’ampia retata che coinvolse centinaia di mafiosi in tutta Italia.
Buscetta testimoniò nel maxiprocesso di Palermo nel 1986 e nel processo “Pizza Connection” a New York, fornendo prove cruciali per incriminare i membri di Cosa Nostra coinvolti nel traffico internazionale di droga.
La sua collaborazione portò alla sua protezione e alla concessione di una nuova identità negli Stati Uniti. Buscetta ricevette la cittadinanza statunitense e visse sotto protezione in cambio delle sue rivelazioni. Nonostante la sua collaborazione, Buscetta non ha mai accettato di essere definito un “pentito”.
La morte di Tommaso Buscetta
Tommaso Buscetta è morto il 2 aprile 2000, all’età di 71 anni, a North Miami, in Florida (Stati Uniti). Era malato di cancro. Ha trascorso gran parte della sua vita negli Stati Uniti con la sua terza moglie e la sua famiglia. Le sue spoglie sono sepolte sotto un nome falso a North Miami.