Il delitto di Arce è uno dei casi più oscuri e discussi della cronaca nera italiana. La vicenda ruota attorno alla tragica morte di Serena Mollicone, una giovane ragazza di 18 anni, che il 1º giugno 2001 sparì misteriosamente per poi essere ritrovata senza vita due giorni dopo. Questo articolo ripercorre la sua storia, il contesto familiare, le indagini e i colpevoli del suo omicidio.
La storia di Serena Mollicone
Serena Mollicone frequentava l’ultimo anno del liceo socio-psico-pedagogico “Vincenzo Gioberti” di Sora. Figlia di Guglielmo Mollicone, un insegnante elementare che gestiva anche una cartolibreria, Serena aveva solo 6 anni quando perse la madre. La sua famiglia era composta anche dalla sorella maggiore, Consuelo, che si era trasferita a Como per insegnare. Nonostante il dramma familiare, Serena era una ragazza socievole, appassionata di musica, tanto da suonare il clarinetto nella banda del paese, e amava molto gli animali.
La mattina del 1º giugno 2001, dopo essersi sottoposta a un esame medico, Serena sparì misteriosamente. Non andò al suo appuntamento dal dentista e non tornò a casa, preoccupando il padre e il fidanzato Michele Fioretti. La sera, venne denunciata la sua scomparsa.
Il ritrovamento del corpo
Dopo due giorni di ricerche, il corpo di Serena fu rinvenuto nel boschetto di Fonte Cupa, frazione di Monte San Giovanni Campano, a circa 8 km da Arce. Il corpo era nascosto tra i rami e coperto da foglie. La ragazza era stata uccisa con un colpo alla testa e soffocata, come confermato dall’autopsia, che escluse violenze sessuali. Il suo corpo fu trovato con le mani e i piedi legati e la testa avvolta in un sacchetto di plastica chiuso con del nastro adesivo.
Le prime indagini
Le indagini iniziarono con numerosi sospetti, incluso il padre di Serena, che venne interrogato dai carabinieri. Inizialmente, furono ipotizzati legami con una setta satanica, ma questa pista fu presto abbandonata. Nel corso dei mesi, emersero anche dettagli inquietanti, come la scoperta di un cellulare appartenente a Serena e la presenza di hashish in casa sua, ma nessuna prova concreta portò a un colpevole.
Il coinvolgimento delle autorità
Nel 2002, il carrozziere Carmine Belli venne accusato del delitto dopo aver dichiarato di aver visto Serena litigare con un giovane “biondo” vicino al luogo del ritrovamento del corpo. Tuttavia, dopo aver trascorso un anno in carcere, fu prosciolto da tutte le accuse. Il caso sembrava stagnare, ma nel 2008 emerse una nuova pista: il suicidio del carabiniere Santino Tuzi, che pochi giorni prima aveva dichiarato di aver visto Serena entrare nella caserma dei carabinieri di Arce.
Le indagini successive
Nel 2011, la procura di Cassino iscritte nel registro degli indagati Michele Fioretti, l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Annamaria e il figlio Marco, accusandoli di omicidio e occultamento di cadavere. L’indagine si intensificò negli anni successivi, con l’esecuzione di nuovi esami sul corpo di Serena, che rivelarono anomalie inquietanti, come la sparizione degli organi genitali.
Nel 2018, la Corte d’Assise di Cassino chiuse le indagini, accertando che l’omicidio era avvenuto all’interno della caserma di Arce. Secondo le nuove ricostruzioni, Marco Mottola, figlio dell’ex maresciallo, avrebbe colpito Serena e causato la sua morte. Le tracce di sangue e le prove scientifiche raccolte rinforzavano l’ipotesi.
Il processo e la sentenza
Il processo che ha seguito il caso ha visto accusati il maresciallo Franco Mottola, la moglie Annamaria, il figlio Marco, e i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. Nel 2022, tutti gli imputati furono assolti in primo grado. Il Giudice dell’udienza preliminare decise che il fatto non sussisteva. Nonostante la lunga battaglia legale, la verità sul delitto di Serena Mollicone rimane ancora un mistero irrisolto.