Santino Tuzi è una figura centrale nell’intricato caso dell’omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce il cui corpo venne ritrovato nel 2001 in circostanze misteriose. La sua morte, avvenuta nel 2008, ha suscitato molti interrogativi, soprattutto per il suo coinvolgimento nelle indagini. In questo articolo, esamineremo la sua storia, la sua morte e il suo ruolo nel caso di Serena Mollicone.
Chi era Santino Tuzi
Santino Tuzi era un ex brigadiere dei Carabinieri che prestava servizio presso la Caserma di Arce, sotto il comando del maresciallo Franco Mottola. Tuzi ha avuto un ruolo fondamentale nelle indagini sull’omicidio di Serena Mollicone grazie a una testimonianza chiave. Il 1° giugno 2001, Tuzi dichiarò di aver visto Serena entrare nella caserma di Arce. Secondo il brigadiere, Serena sarebbe arrivata lì per denunciare Marco Mottola, il figlio del maresciallo, che all’epoca era noto come spacciatore nella zona. Questa testimonianza, che implicava il coinvolgimento della famiglia Mottola nell’omicidio, divenne cruciale nelle indagini.
Santino Tuzi: cause della morte
Il 11 aprile 2008, Santino Tuzi, all’età di 59 anni, venne trovato morto nella sua auto. La sua morte avvenne solo una settimana dopo che aveva rilasciato una dichiarazione importante alla Procura di Cassino riguardo al caso di Serena Mollicone. Il corpo del brigadiere fu trovato al posto di guida della sua auto, parcheggiata sul greto del fiume Liri, ad Arce. Tuzi aveva un colpo di pistola alla testa, ed era stato colpito con la sua pistola d’ordinanza.
La sua morte venne inizialmente classificata come suicidio, ma le circostanze sollevarono dubbi tra gli investigatori.
Il giorno della sua morte, Santino Tuzi era in riposo e aveva ricevuto una telefonata che lo aveva fatto uscire di casa. I carabinieri furono allertati da una donna che aveva avuto una relazione con lui, e che lo descrisse come visibilmente agitato. Quando i militari arrivarono sul posto, Tuzi era già morto. Il suo corpo era trovato in una posizione che sembrava indicare un suicidio, ma le circostanze della sua morte hanno alimentato i sospetti.
Nel 2017, la Procura ha riaperto l’inchiesta sul decesso di Tuzi, sollevando dubbi sul fatto che si trattasse davvero di suicidio. La pm Beatrice Siravo ha suggerito che Tuzi, accusato di aver infranto il “muro di silenzio” sulle indagini per l’omicidio di Serena Mollicone, potesse essere stato indotto al suicidio a causa delle pressioni.
Le dichiarazioni di Santino Tuzi avevano messo in difficoltà il comandante Franco Mottola e la sua famiglia. Le sue parole, che implicavano direttamente Marco Mottola e la sua posizione nella vicenda, avevano portato l’attenzione su di loro come possibili colpevoli dell’omicidio di Serena Mollicone.
Per questo motivo, l’accusa ha ipotizzato che Tuzi fosse stato istigato al suicidio da coloro che temevano le sue rivelazioni. La pm Siravo ha descritto Tuzi come “l’unico che ha rotto il muro di silenzio”, suggerendo che la sua morte fosse il risultato delle sue dichiarazioni e delle conseguenze legate all’inchiesta.
Un altro aspetto importante riguarda l’accusa contro il luogotenente Vincenzo Quatrale, accusato di concorso esterno in omicidio e istigazione al suicidio di Tuzi. Questo sviluppo ha sollevato ulteriori interrogativi sul contesto in cui Tuzi è morto, suggerendo che la sua morte potrebbe non essere stata un semplice suicidio, ma il frutto di pressioni esterne.