Rocco Chinnici è stato uno dei simboli della lotta alla mafia. Ad oggi viene ricordato con affetto per le sue gesta eroiche e di grande generosità.
Rocco Chinnici è nato a Misilmeri il 19 gennaio 1925. Dopo aver completato i suoi studi liceali durante la Seconda Guerra Mondiale, si laureò in Giurisprudenza all’Università di Palermo il 20 luglio 1947. Durante gli studi universitari, per sostenere economicamente la sua famiglia, lavorò presso l’ufficio del registro di Misilmeri. Fu proprio qui che incontrò Agata Passalacqua, una giovane insegnante di scuola media che sarebbe poi divenuta sua moglie.
Chinnici iniziò la sua carriera nella magistratura italiana nel 1952, come uditore giudiziario al tribunale di Trapani. Da qui, passò al ruolo di pretore a Partanna prima di arrivare a Palermo nel 1966, dove prese servizio come giudice istruttore.
Nel 1970, gli fu assegnato il caso della cosiddetta “strage di viale Lazio”, un evento chiave nella lotta contro la mafia. Chinnici dimostrò un coraggio eccezionale nel perseguire i colpevoli e nel 1979, alla morte del magistrato Cesare Terranova, fu promosso a dirigente dell’Ufficio Istruzione. Con questa carica, ebbe l’idea di istituire un pool di magistrati per collaborare nelle indagini sulla mafia, cosciente che l’isolamento rendeva i servitori dello stato vulnerabili. Tra i membri della sua squadra c’erano giovani magistrati, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Con Borsellino condivideva il giorno di nascita, il 19 gennaio.
Il rapporto tra Chinnici e Borsellino fu uno di stretta collaborazione e di reciproco rispetto. La loro battaglia comune contro la mafia li legò indissolubilmente. Chinnici non esitò a lodare l’operato di Borsellino e del suo team, definendo l’Ufficio Istruzione di Palermo come un centro pilota della lotta antimafia.
Durante il suo incarico, Chinnici condusse diverse indagini delicate, tra cui l’inchiesta “Spatola”, che riguardava una pericolosa banda di trafficanti internazionali di eroina. Non esitò ad affidare l’indagine a Falcone, che mise in atto rivoluzionarie verifiche bancarie sui movimenti di denaro sporco.
Il coraggio e la determinazione di Chinnici nel combattere la mafia, lo resero un bersaglio. Nonostante fosse conscio del pericolo, continuò instancabilmente il suo lavoro. La sua vita fu brutalmente spezzata da un attentato mafioso il 29 luglio 1983, ma il suo spirito continua a vivere nell’operato di tutti coloro che combattono la mafia e l’illegalità. La sua morte rappresenta un simbolo della lotta allo stato mafioso, un monito perenne al sacrificio che alcuni eroi hanno fatto per la giustizia.
Rocco Chinnici credeva fermamente nel coinvolgimento dei giovani nella lotta contro la mafia. Partecipò a molti congressi e convegni giuridici e socioculturali, e si recava nelle scuole per parlare agli studenti della mafia e del pericolo della droga. Chinnici era convinto che il rifiuto della droga rappresentasse l’arma più potente dei giovani contro la mafia.
Rocco Chinnici era sposato con Agata Passalacqua, una giovane docente di scuola media che aveva incontrato durante i suoi studi universitari. Hanno avuto tre figli insieme: Caterina, Giovanni e Umberto. Nonostante le difficoltà e i pericoli che la sua professione comportava, Chinnici è sempre stato un marito e un padre amorevole e dedicato.
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