Ninni Cassarà è stato uno dei protagonisti dei pool antimafia. La lotta alla criminalità organizzata è stata al centro della sua vita.

Chi era Ninni Cassarà?

Antonino Cassarà, noto come Ninni, nato il 7 maggio 1947, è stato un importante Commissario della Polizia di Stato in Italia. Ha operato nelle questure di Reggio Calabria e Trapani, dove ha avuto l’opportunità di lavorare a stretto contatto con il noto magistrato Giovanni Falcone. Più tardi, come vice questore aggiunto presso la questura di Palermo e vice dirigente della squadra mobile, ha avuto un ruolo cruciale nell’indagine sui clan di Cosa nostra.

Nel 1982, Cassarà e il suo collega, l’agente Calogero Zucchetto, hanno identificato ma non sono riusciti ad arrestare i due killer latitanti Pino Greco e Mario Prestifilippo. Queste indagini hanno contribuito alla stesura del “rapporto Greco”, che ha delineato la guerra di mafia iniziata nel 1981 e segnalato l’ascesa del clan dei Corleonesi di Leggio, Riina e Provenzano.

Rapporto con Paolo Borsellino

Ti potrebbe interessareChi ha tradito Paolo Borsellino: la verità dopo anni

Cassarà fu uno stretto collaboratore di Giovanni Falcone e del cosiddetto “pool antimafia” della Procura di Palermo. Il suo lavoro ha svolto un ruolo significativo nell’istruzione del primo maxiprocesso alle cosche mafiose. Sebbene le informazioni specifiche sul suo rapporto con Paolo Borsellino non siano disponibili, è ragionevole supporre che, data la comune lotta contro la mafia, avessero un rapporto di collaborazione e rispetto reciproco.

Cause della morte

Cassarà è stato brutalmente ucciso dalla mafia il 6 agosto 1985, all’età di 38 anni. Stava rientrando dalla questura nella sua abitazione a Palermo quando un gruppo di nove uomini, guidati da Antonino Madonia, Giuseppe Greco e Giuseppe Giacomo Gambino, ha sparato sulla sua auto con fucili mitragliatori d’assalto Ak-47. L’agente Roberto Antiochia, che era uscito dall’auto per aprire lo sportello a Cassarà, è stato ucciso. Natale Mondo, l’altro agente di scorta, è riuscito a salvarsi, rifugiandosi sotto l’automobile. Tuttavia, anche lui sarà ucciso il 14 gennaio 1988.

Cassarà è morto tra le braccia della moglie Laura, che era accorsa in lacrime dopo aver visto l’accaduto dal balcone della propria abitazione. Dopo l’assassinio, la sua agenda, che si presume contenesse informazioni importanti, scomparve misteriosamente dalla questura.

La tragedia di Salvatore Marino e il legame con l’assassinio di Cassarà

Nell’ambito delle indagini sull’omicidio di un altro poliziotto, Giuseppe Montana, si puntò il dito contro Salvatore Marino, un calciatore di 25 anni. Durante un interrogatorio, Marino fu torturato fino alla morte da alcuni poliziotti. Questo evento accelerò la decisione di uccidere Cassarà, ritenuto il principale responsabile della morte di Marino.

Conseguenze e processi

Furono celebrati due distinti processi nei confronti di mandanti ed esecutori dell’omicidio di Cassarà. I principali esponenti della “Commissione” di Cosa Nostra, inclusi Michele Greco, Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, furono condannati all’ergastolo come mandanti nel 1995. Un processo successivo nel 1998 ha condannato ad ulteriori pene detentive gli esecutori materiali dell’agguato.

L’assassinio di Ninni Cassarà rappresenta uno dei momenti più bui nella lotta alla mafia in Italia, un eroe caduto mentre cercava di portare alla luce la verità sulla rete criminale di Cosa Nostra.