Chi era Nicola, il fratello di Ferdinando Carretta. L’uomo che ha ucciso la sua famiglia? Storia vera e omicidio.

Nicola, chi è il fratello di Ferdinando Carretta

Ferdinando Carretta, nato nel 1962, era il protagonista di questa storia dai contorni inquietanti. Il 4 agosto 1989, compì un atto orribile che avrebbe sconvolto una piccola comunità e che rimase nascosto per molti anni. In quel tragico giorno, Ferdinando uccise i suoi genitori, Giuseppe e Marta, rispettivamente di 53 e 50 anni, e il fratello minore, Nicola, di appena ventitre anni, nella loro casa a Parma, servendosi di una pistola.

La teoria della sparizione

Quello che colpì la comunità, oltre all’atroce crimine in sé, fu la misteriosa sparizione della famiglia Carretta. Inizialmente, tutti pensarono che la famiglia fosse fuggita verso i Caraibi, noti come il “paradiso degli scomparsi.” Questa teoria fu alimentata dalle supposizioni riguardanti i presunti fondi neri sottratti dal padre, un contabile di una nota azienda vetraria, che si credeva avesse pianificato una “vita dorata” all’estero.

La confessione di Ferdinando Carretta

Nove anni dopo il terribile crimine, Ferdinando Carretta è rintracciato a Londra, dove si guadagnava da vivere come pony express. Ferdinando negò ogni coinvolgimento nella scomparsa dei suoi familiari, ma davanti alle telecamere del programma televisivo “Chi l’ha visto?”, confessò in modo inaspettato di essere il colpevole degli omicidi.

Egli fornì dettagli cruenti sull’efferato delitto e raccontò di aver occultato i cadaveri in una discarica alle porte di Parma, a Viarolo. Anche se i corpi non furono mai trovati.

Ferdinando Carretta morì a Forlì, a 61 anni, dopo aver trascorso nove anni in una comunità di recupero, dove lavorò anche come impiegato in una cooperativa sociale. Precedentemente, scontò sette anni e mezzo in un ospedale psichiatrico giudiziario a Castiglione delle Stiviere, Mantova.

L’assoluzione

Nel febbraio del 1999, Ferdinando Carretta è assolto dalle accuse in quanto ritenuto totalmente incapace di intendere e di volere al momento dei fatti. Nel maggio del 2015, il magistrato di sorveglianza di Bologna accettò, seppur con alcune prescrizioni, la richiesta di libertà avanzata dal suo avvocato, Cesare Menotto Zauli.

A distanza di anni dall’omicidio dei familiari, i giudici lo hanno ritenuto meno pericoloso e pertanto gli è stato anche concesso di vendere l’abitazione, luogo del delitto per 200 mila euro.