La storia di Jack Dawson protagonista del Titanic è ispirato a una storia vera. Andiamo a scoprire chi era nella realtà.
Jack Dawson era una giovane di soli 17 anni ritrovato tra i naufraghi e il regista James Cameron si è ispirato a lui per il film.
Il nome vero era Jack Thayer nato a Filadelfia il 24 dicembre del 1894. Siimbarcò sul Titanic con i genitori per ritornare negli Stati Uniti dopo un viaggio in Europa come ospiti del console generale a Berlino.
Chi era nella realtà Jack Dawson di Titanic: ecco la storia vera
La sera del 14 aprile 1912 partecipò coi genitori alla cena nel salone del Ristorante alla carta organizzata dai signori George ed Eleanor Widener, alla quale parteciparono anche il figlio della coppia, Harry Widener, i coniugi William e Lucile Carter, il colonnello Archibald Butt e il comandante del transatlantico Edward Smith.
Quando il Titanic entrò in collisione con un iceberg alle 23:40 della sera stessa, Jack era in procinto di coricarsi assieme alla madre, mentre il padre stava già dormendo.
Indossato un soprabito, salì sul ponte A per indagare e vide per terra alcuni pezzi di ghiaccio. Successivamente tornò in cabina per avvertire i genitori e insieme a loro si diresse sul ponte superiore, dal lato di dritta; non notando però nulla di strano, si spostarono a sinistra: fu lì che si resero conto che la nave era leggermente inclinata.
I Thayer tornarono dunque in cabina per indossare i loro giubbotti di salvataggio e risalirono sul ponte.
Jack e il padre accompagnarono la madre e la domestica nei pressi di una lancia di salvataggio per metterle al sicuro e poi si trasferirono dall’altro lato della nave.
Titanic: cosa accadde dopo l’impatto
Sul ponte B, però, il cameriere George Dodd riferì loro che la signora Thayer si trovava ancora a bordo del transatlantico, così gli uomini la raggiunsero per scortarla nuovamente all’interno di una lancia.
Fu in quel lasso di tempo che Jack, nel trambusto generale, perse di vista i genitori. Il ragazzo li cercò in entrambi lati della nave, accompagnato dal passeggero Milton Clyde Long ma senza successo.
I due giovani raggiunsero l’ultima lancia di salvataggio sul lato di dritta. Non riuscendo però a salirci a causa della moltitudine di persone che tentava di imbarcarsi.
Vedendo la nave sommergersi sempre più rapidamente; decisero di scavalcare la battagliola accanto al secondo fumaiolo, scivolare lungo la nave e raggiungere a nuoto le lance.
Il primo che si tuffò nelle acque gelide dell’Atlantico fu Milton Long, seguito cinque secondi dopo da Jack. Dall’oceano il giovane Thayer vide l’acqua riempire la base del primo fumaiolo e la nave spezzarsi in due tronconi.
Il secondo fumaiolo si staccò e cadde molto vicino a Jack; il risucchio causato dalla sua caduta lo fece trascinare verso il fondo, ma la corrente gli permise di risalire verso l’alto assieme ad una vasta quantità di detriti.
Ritornato in superficie, fu aiutato da un fuochista a salire a bordo della zattera pieghevole B, capovolta. Poco tempo dopo, la nave affondò definitivamente.
Milton Clyde Long non sopravvisse al naufragio. Jack e gli altri naufraghi della zattera B vennero tratti in salvo dalle lance di salvataggio numero 12 e numero 4, dove era stata imbarcata la madre Marian, la quale non lo vide perché intorpidita dal freddo. I due si ricongiunsero sulla nave di soccorso RMS Carpathia.