Ancora oggi la lotta contro la criminalità organizzata è un tema che tocca da vicino la società. Come nel passato, così adesso si continua la ricerca della giustizia e della verità affinché essa venga sconfitta. La storia è ricca di personaggi che hanno sacrificato la loro vita per questi valori e tra questi c’è Giorgio Ambrosoli, che fu brutalmente assassinato da un sicario la notte dell’11 luglio del 79′, assoldato da Michele Sindona. Chi è quest’uomo e quali solo le reali accuse che lo hanno portato all’arresto ed in fine alla morte, in carcere.
Michele Sindona, la storia vera
Michele Sindona nasce in Sicilia nel 1920. Dopo aver intrapreso gli studi di Giurisprudenza, stabilì una sede a Milano. Da lì a poco si sarebbe specializzato in pianificazione e operazioni fiscali che ben presto lo resero noto per le sue abilità di gestione dei paradisi fiscali ed estradizioni di capitali.
Nel 1961, Sindona acquistò la sua prima banca, la Banca Privata Italiana, ma poco tempo dopo iniziarono i suoi problemi legali quando l’Interpol statunitense iniziò a indagare sui suoi legami con la mafia americana. Nonostante le indagini, il governo italiano non riuscì a trovare irregolarità nelle sue attività.
Le cose cambiarono drasticamente nel 1971, quando Sindona fu coinvolto in operazioni finanziarie fallimentari, e prese il controllo della Franklin National Bank di Long Island, una delle maggiori 20 banche americane dell’epoca, guadagnandosi l’appellativo di “salvatore della lira”.
Poco tempo dopo la Franklin andò in fallimento. A questo punto ci fu la svolta, quando Giorgio Amrbosoli venne nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana e scopri i movimenti finanziari illeciti di Sindona per favorire l’estradizione fiscale, i movimenti finanziari illeciti e il coinvolgimento dello stesso con gli affari della malavita americana e siciliana. L’avvocato milanese, Giorgio Ambrosoli, nonostante le ripetute minacce non scese a compromessi e continuò nel suo compito. Decisione che gli fu fatale.
L’arresto
Michele Sindona, a questo punto, decise di assassinare Giorgio Ambrosoli la notte dell’11 luglio 1979. L’uccisione avvenne per mano di William Aricò un mafioso italo-americano. Fu arrestato negli Stati Uniti nel 1980 e condannato per frode, spergiuro e appropriazione indebita, nonostante continuasse e dichiararsi “non colpevole”. La corte Italiana, chiese l’estradizione del banchiere siciliano per l’omicidio di Ambrosoli. Nel 1986 venne condannato all‘ergastolo.
Le cause della morte
Due giorni dopo la sua condanna, morì nel carcere di Voghera per un caffè avvelenamento con cianuro di potassio. La sua morte rimane avvolta nel mistero tra le diverse teorie tra cui il tentato suicidio o l’errore nella somministrazione del veleno.