Foto Mestisnews
Fortunato La Rosa è stato un medico e uomo coraggioso che non ha piegato la testa dinnanzi alla ‘ndrangheta e che ha pagato con la vita la sua onestà.
L’8 settembre 2005 è una data che rimane impressa nella storia della criminalità italiana: è il giorno in cui Fortunato La Rosa, stimato medico oculista ormai in pensione, fu brutalmente assassinato. Dopo una lunga e apprezzata carriera nel campo della medicina, La Rosa si era ritirato e dedicava il suo tempo alla cura e alla coltivazione di alcuni terreni di famiglia situati nella zona dell’Aspromonte, tra Canolo e Gerace.
Il suo omicidio, che avvenne mentre si trovava in auto sulla strada per raggiungere le sue proprietà, è rimasto per anni senza colpevoli. Tre colpi di fucile hanno messo fine alla vita di questo appassionato coltivatore e medico. Le indagini sulla sua morte, durate nove anni, hanno svelato una possibile pista per il suo omicidio: l’occupazione abusiva dei suoi terreni da parte della ‘ndrangheta.
Il dottor La Rosa si era opposto con forza alle intimidazioni e ai comportamenti mafiosi delle famiglie locali, che rivendicavano l’utilizzo dei suoi terreni come pascoli per le loro vacche, un’attività illecita notoriamente legata alla ‘ndrangheta. La Rosa aveva anche presentato denunce in merito. Questa versione degli eventi è stata successivamente confermata nel 2017 da Domenico Agresta, collaboratore di giustizia, che ha affermato che La Rosa era diventato un ostacolo per le attività criminali nella zona.
Nel marzo del 2015, due uomini, Giuseppe Raso e Domenico Filippone, furono arrestati come presunti mandanti dell’omicidio. Furono accusati di aver organizzato ed eseguito l’omicidio di La Rosa con metodi mafiosi per favorire le attività della ‘ndrangheta nella zona. Tuttavia, già nell’aprile dello stesso anno, le accuse caddero per mancanza di prove sufficienti.
La famiglia La Rosa, guidata dalla moglie Viviana Balletta, attende ancora giustizia. Nonostante la mancanza di risposte definitive, Viviana continua a prendersi cura dei terreni di suo marito, un gesto di resistenza che simboleggia la lotta contro l’ingiustizia e l’impunità.
Anche se i colpevoli non sono stati ancora individuati, la storia di Fortunato La Rosa non è caduta nell’oblio. Egli rappresenta un simbolo di resistenza contro la criminalità organizzata e la sua memoria è un monito per tutti coloro che combattono per la giustizia e l’equità. Il suo coraggio e la sua determinazione nel resistere alle pressioni e alle intimidazioni della ‘ndrangheta rimangono una fonte di ispirazione per molte persone. La sua storia, pur tragicamente interrotta, continua a risuonare, ricordandoci l’importanza di lottare per ciò in cui crediamo.
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