Sono trascorsi ben 14 anni dal delitto di Garlasco che ha avuto un eco mediatico tale da danneggiare perfino le indagini. La vittima era una giovanissima ragazza, intraprendente e amata da tutti, morta in un modo atroce. Si chiamava Chiara Poggi.

Vennero indagate diverse persone, che facevano parte della famiglia, ma poi fu arrestato il fidanzato, Alberto Stasi. A distanza di anni ancora si parla di un capro espiatorio, nel senso che in carcere ci potrebbe esserci un innocente. Su questo ancora ci sono continue richieste di revisione del processo.

Chiara Poggi, le indagini inquinate

Come mai a distanza di 14 anni si parla del delitto di Garlasco? Esso divenne un processo mediatico, troppo pubblicizzato perché si doveva trovare assolutamente un assassino. Solo che le indagini non portarono da nessuna parte, ma la cittadinanza italiana cercava un colpevole. Tale pressione ha messo in allarme le autorità che stavano svolgendo le investigazioni.

Infatti per mesi e mesi non ci sono state svolte e poi alla fine, senza una prova tangibile, venne addirittura colpevolizzato il fidanzato della giovane, Alberto Stasi. Per quale motivo? Ebbene fu lui a scoprire il cadavere di Chiara Poggi.

Il ragazzo, come ogni mattina, andava a casa della fidanzata. I genitori di Chiara erano in vacanza e quindi Alberto Stasi è andato di buon’ora, verso le 9 del mattino, per svegliare e fare colazione con la sua ragazza. La porta era stranamente aperta. Sul pavimento c’erano chiazze di sangue e seguendole ha trovato il corpo senza vita di Chiara Poggi.

Ha poi dato l’allarme e sono intervenute le forze dell’ordine. Proprio da questo comportamento, che è normale, si è creato un caso mediatico che poi lo ha portato ad essere il colpevole, ma senza avere l’arma del delitto e senza prove tangibili. In poche parole le prove erano inquinate.

L’assassino di Chiara Poggi, un enigma

Non sta a noi dire chi fosse l’assassino, ma è vero che i tanti errori giudiziari, oggi come oggi, stanno diventando sempre più conosciuti. Non a caso la Mediaset ha addirittura creato una fiction su questa triste condizione.

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Ora però si sta ridiscutendo il caso. Alberto Stasi venne condannato perché si trovò del sangue sotto una suola della scarpa. Solo che lui aveva accidentalmente pestato il sangue della ragazza lasciato sul pavimento, quando è corso al di fuori dopo la scoperta del cadavere di Chiara Poggi. Fu lui ad ammettere che era preso dal panico e non guardava dove metteva i piedi.

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Ci sono state altre tesi, ma sintetizziamo quello che è accaduto. Alla fine non è mai stato chiarito se fosse lui l’assassino, anzi proprio in questi ultimi mesi si sta rimettendo in discussione il processo.