Aurelia Laurenti aveva 32 anni quando è stata uccisa, nella notte del 25 novembre 2020. La sua storia è quella di una donna, originaria di San Quirino, che dedicava la sua vita alla famiglia. Era descritta come una madre affettuosa che aveva un legame profondo con i suoi bambini.

Sono stati coloro che la conoscevano bene a ricordarla in questo modo, a parlare di una vita incentrata proprio sull’amore nei confronti dei suoi figli e sul desiderio di costruire una famiglia felice.

Chi era Aurelia Laurenti

Aurelia Laurenti si è trasferita con il suo compagno, Giuseppe Forciniti, a Roveredo in Piano. L’uomo, che in quel periodo aveva 33 anni, svolgeva il lavoro di infermiere. Nella villetta apparentemente tranquilla in cui i due vivevano è avvenuto il tragico evento, nel quale Aurelia è rimasta vittima.

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La vita della donna è stata interrotta dall’uomo con cui lei aveva condiviso il sogno di trascorrere una vita insieme. Aurelia è stata descritta come una donna molto attiva nel suo paese di origine, infatti aveva presentato la sua candidatura alle elezioni, mostrando un grande attaccamento verso il paese di San Quirino. Proprio in questo luogo tornava spesso per andare dai suoi genitori, ai quali a volte affidava anche i bambini. Anche nella notte nella quale è avvenuto l’omicidio, i bambini erano dai nonni.

Il processo per l’omicidio di Aurelia Laurenti

Nel processo per l’omicidio di Aurelia Laurenti, una tappa importante è stata quella del 10 ottobre di quest’anno, quando c’è stata la sentenza definitiva nei confronti di Giuseppe Forciniti. La Corte d’Assise d’Appello di Trieste ha, infatti, confermato la colpevolezza dell’uomo, riducendo la pena da scontare da 24 a 22 anni di reclusione. La decisione è diventata definitiva in seguito alla rinuncia da parte di Forciniti di altri appelli in Cassazione.

L’uomo aveva parzialmente ammesso la sua colpevolezza nel corso del processo di primo grado, ma alcune sue affermazioni in merito alla dinamica esatta dei fatti sarebbero state giudicate insoddisfacenti da parte della famiglia della vittima, che ha espresso una ben precisa richiesta di chiarezza.

Dopo circa tre ore di discussione, la Corte d’Appello di Trieste ha deciso di accogliere la richiesta che ha portato alla riduzione della pena che Forciniti dovrà scontare. I giudici hanno preso in considerazione la volontà dell’uomo di fornire delle risorse economiche a sostegno dei figli, anche se ciò che ricava dal lavoro svolto in carcere è limitato. Un segno che sarebbe stato interpretato come una certa volontà di assumersi le responsabilità dal punto di vista economico.