Ubaldo Manuali, un netturbino romano di 60 anni, è stato condannato a 9 anni e 10 mesi di reclusione per violenza sessuale aggravata e diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite. La sua storia ha destato sgomento e indignazione, in particolare per il modus operandi con cui adescava le sue vittime: sfruttando la somiglianza con l’attore hollywoodiano Keanu Reeves per sedurre donne sui social, narcotizzarle e violentarle.

L’accusa e la condanna

Tra il settembre 2022 e il gennaio 2023, Ubaldo Manuali avrebbe utilizzato sei account social diversi per avvicinare e adescare le sue vittime, tre donne di Mazzano Romano, Alatri e Capranica. Secondo l’accusa, dopo aver instaurato una relazione apparentemente romantica, l’uomo somministrava alle donne sostanze narcotiche o psicoattive, per poi approfittarsi di loro sessualmente, filmando gli abusi senza il loro consenso. Due delle vittime sono state anche filmate durante gli stupri, e successivamente i video sono stati condivisi con alcuni amici attraverso una chat privata.

Manuali ha sempre respinto le accuse, sostenendo che i rapporti fossero consensuali. All’uscita dalla procura di Viterbo, dove è stato condannato, ha dichiarato: “Non è una sentenza giusta. La verità uscirà fuori. Sono in mano ai miei avvocati, lo so che non ho fatto quello di cui sono accusato”.

La sua parabola: dalla fiction al carcere

Ubaldo Manuali, prima di finire dietro le sbarre, aveva una vita che sembrava quasi una sceneggiatura da film. Il netturbino romano, che aveva una passione per il cinema, aveva infatti partecipato a diversi provini e ottenuto anche un ruolo in una serie Rai dedicata a Goffredo Mameli. Ma questa sua breve carriera è stata interrotta dal suo coinvolgimento in crimini di natura sessuale.

Le indagini, condotte dagli inquirenti dopo le denunce delle vittime, hanno portato al sequestro di cellulari e pc, che hanno rivelato tutte le comunicazioni e i video incriminati. La procura di Viterbo ha raccolto prove che hanno confermato il modus operandi di Manuali: adescava le sue vittime con atteggiamenti affettuosi e seduttivi, per poi abbattere la loro resistenza con droghe e compiere violenze sessuali mentre le donne erano incoscienti e inermi.

Le difese e il verdetto

Durante il processo, gli avvocati di Ubaldo Manuali, Francesco Mazzini e Fabio Frattini, hanno cercato di difendere il loro assistito, chiedendo l’assoluzione per l’accusa di violenza sessuale e una pena minima per la diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite. Secondo la difesa, Manuali sarebbe un “sempliciotto” e le vittime non avrebbero raccontato tutta la verità.

Il pm Michele Adragna, invece, ha chiesto una pena più severa, evidenziando come la violenza psicologica fosse ancor più grave di quella fisica, in quanto approfittava della minorazione psicofisica delle vittime. “È come se fosse una duplice violenza”, ha sottolineato il pm, esprimendo tutta la gravità delle azioni di Manuali.

Alla lettura della sentenza, Manuali non ha mostrato emozioni, dichiarando: “Ricorreremo in appello. Io lo accetto. Andremo ai tempi supplementari.”