Conoscete la vera storia di Tonya Harding? Il film biografico del 2017, in onda oggi 2 dicembre 2021 su Rai Tre, attraversa tutte le fasi di una vita controversa e difficile. Ma qual è la verità dietro la finzione?

La vera storia di Tonya Harding

Il film Tonya, interpretato da una magistrale Margot Robbie, fa una accurata descrizione della vita professionale e privata della pattinatrice. Ma chi è Tonya Harding nella realtà?

Tonya Maxene Harding nasce il 12 novembre 1970 a Portland – Stati Uniti. Una famiglia difficile, con una madre severa e un fratello incline ad una vita sregolata, la ragazza sin da subito sviluppa una passione per il pattinaggio.

Tonya era dotata di forza e potenza, saltatrice provetta ma non elegante. Per questo sin dai primi allenamenti nessuno mai avrebbe scommesso su di lei.

Nel 1991 la sua vita cambia eseguendo il suo primo triplo axel durante i campionati nazionali statunitensi, con un punteggio tecnico pari a 6.0.

La vera ascesa inizia nel 1992, posizionandosi terza ai campionati nazionali e poi quarta ai XVI Giochi olimpici invernali.

Una rivelazione, una donna sulla quale nessuno mai aveva scommesso, sino a quando i suoi squilibri nella vita privata non sfociano in quella professionale.

Nel 1992 finisce sulle cronache per il suo temperamento e per aver minacciato un motociclista e per il suo matrimonio con Jeff Gillooly (dalla quale divorziò nel 1993).

Nel 1994 per la Harding è la fine, dopo che la sua rivale Nancy Kerrigan viene aggredita durante l’allenamento: le indagini hanno portato all’ex marito di Tonya.

Secondo quanto emerso Gillooly, insieme all’amico Shawn Eckardt, ingaggia l’aggressore Shane Stant per aggredire la pattinatrice con un manganello. Jeff, interrogato dalla polizia, ha raccontato di averlo fatto in accordo con la sua ex moglie.

Una storia che ha affondato il lato artistico della pattinatrice e messo in evidenza solo quello oscuro. Nel marzo 1994, la pattinatrice evita il processo pagando 160.000 dollari di multa, continuando a definirsi innocente.

La Federazione degli Stati Uniti decide di revocare il titolo nazionale e bandirla a vita, concludendo così la sua carriera