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L’Ora, inchiostro contro piombo è la fiction composta da cinque puntate proposta da Canale 5 e in onda da questa sera, mercoledì 8 giugno. La serie tv si ispira a farti realmente accaduti ed è un capolavoro il cui tema principale è la mafia. Tra i personaggi incontreremo anche quello di Luciano Liggio. Prima di scoprire chi era nella realtà, vi vogliamo raccontare la trama della fiction.
La storia narrata nel telefilm L’Ora, inchiostro contro piombo si ispira a dei fatti realmente accaduti in Italia tra la fine degli anni ’50 e i primi dei ’60. Il periodo che verrà analizzato è uno in particolare e ci riferiamo a quello della lotta contro la mafia. Il giornale l’Ora è stata una grande opportunità per molti giornalisti di scrivere in prima persona di eventi che riguardavano la malavita.
Un’opportunita però molto pericolosa, poiché si esponevano in prima persona. In realtà non si trattava di un giornale di un certo rilievo, anzi. Vendeva un numero di copie discreto e non garantiva un buon stipendio ai lavoratori. Ciò che offriva però era la possibilità di raccontare ciò che stava accadendo ed era considerato un punto fermo della storia di questo particolare periodo storico.
Il racconto non si basa solo sul punto di vista giornalistico, e quindi professionale, bensì sotto un’ottica umana. Infatti, vedremo molti giovani giornalisti che hanno tutta la voglia e l’intenzione di scoprire la verità e desiderosi di cambiare le sorti del proprio Paese e probabilmente della propria vita.
Si tratta quindi di quel sano giornalismo, il cui compito dei professionisti era quello di portare alla luce i fatti della cronaca. Pur rischiando la propria vita. Possiamo quasi dire che era una vera e propria missione. Nella storia troveremo un personaggio esistito realmente e ci riferiamo a Luciano Liggio. Conosciamolo meglio.
Luciano Liggio in realtà si chiamava Luciano Leggio. La modifica del cognome avvenne con un errore di battitura di un maresciallo degli anni ’60. Luciano nasce nel 1925, più precisamente il 6 gennaio a Corleone, in Sicilia. Nasce da una famiglia poverissima, aveva dieci fratelli e diviene ben presto un membro della mafia.
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Luciano è stato il capofamiglia e capo del mandamento della famiglia dei Corleone ed è diventato conosciuto per aver evitato alcune condanne anche per accuse molto gravi. Tra di esse c’era quello di omicidio. È fuggito per molto tempo prima di essere arrestato che avvenne nel 1974.
La sua prima condanna la riceve a soli 18 anni e da quel momento diventerà un personaggio molto temuto e poco razionale. Liggio durante la sua “carriera” incontra numerosi esponenti della malavita, tra cui Salvatore Riina e Bernardo Provenzano. La sua vita è stata caratterizzata da violenza e condanne tanto da essere arrestato per sempre.
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Luciano Liggio è stato catturato a Milano nel 1974 grazie ad un’intercettazione telefonica. Inutile dire che i capi d’accusa sono stati infiniti, ma quasi tutti decaduti a causa della mancanza di prove. Ciò che è certo è che Luciano Liggio è stato condannato all’ergastolo. Nel 1993, precisamente il 16 novembre, il capofamiglia dei Corleone muore a seguito di un infarto in prigione in Sardegna (Nuoro) all’età di 68 anni.
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