Luigi Avella sarebbe strato truffato dalla veggente di Trevignano. L’uomo fedele della Madonna ha donato tantissimi soldi a Gisella.

Chi è Luigi Avella

Luigi Avella, laureato in Giurisprudenza presso la Lumsa e ex funzionario del ministero dell’Economia, è il primo pentito a accusare la sedicente veggente Gisella Cardia nel caso della “Madonna di Trevignano”. Questa oscura vicenda a sfondo religioso ha attirato l’attenzione di tutta Italia e attualmente è oggetto di indagine da parte della procura di Civitavecchia. Mentre l’intero paese discute sul presunto miracolo e sulle apparizioni, la veggente è misteriosamente sparita. Paolo Brosio, a Pomeriggio Cinque, ha riferito di aver preso contatto con l’avvocato della donna, che attualmente si troverebbe a Torino.

L’incontro con la veggente

Luigi Avella è stato intervistato recentemente da importanti testate giornalistiche come il Corriere della Sera e Repubblica. Durante queste interviste, ha fornito dettagli e retroscena inediti che gettano dubbi sul rapporto tra Gisella Cardia e la Curia, in particolare quella viterbese. Avella racconta di aver conosciuto Maria Giuseppa Scarpulla (vero nome della veggente) nel 2018, mentre stava girando un film sulla religione.

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Da lì è nata una profonda amicizia e un avvicinamento al gruppo di fedeli di Trevignano. Durante una delle sedute, Avella riporta una frase inquietante pronunciata da Cardia: “La Madonna avrebbe abbandonato chiunque non fosse andato sulla collina“. La collina in questione è il luogo del campo delle rose, situato nel parco di Bracciano e Martignano, dove i devoti si radunavano ogni terzo del mese per venerare la famosa statua della Vergine piangente.

La truffa finanziaria

Negli anni successivi, tra febbraio, giugno e settembre 2020, durante la pandemia di Covid-19, Avella ha versato la cifra di 123.000 euro all’associazione di Cardia, di cui 30.000 euro direttamente al marito della veggente.

Avella credeva che questi soldi fossero destinati a qualcosa di importante. Tuttavia, si è improvvisamente risvegliato e ha realizzato che i fondi venivano utilizzati per sistemare e recintare l’area in seguito all’entrata di cavalli nell’area delle apparizioni. Ha compreso che si trattava di un abuso edilizio e, in quanto laureato in legge, ha riconosciuto che l’autorizzazione non era in regola.

Deluso e amareggiato, Avella ha deciso di abbandonare il gruppo e ha scritto un libro, una sorta di dossier sulle “false apparizioni di Trevignano”, che ha consegnato all’allora vescovo della Diocesi di Civita Castellana, monsignor Romano Rossi.