Leonardo Guarnotta, uno dei nomi di spicco nel pool, ha dedicato gran parte della sua vita alla lotta contro la mafia. La sua scelta di affiancare colleghi come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello non è stata facile, poiché ha significato coinvolgere la moglie e i figli in una vita blindata e carica di rischi.
La sua esperienza nel pool antimafia
Unendosi al pool antimafia, Guarnotta è entrato a far parte di un’avventura entusiasmante. Questa avventura, nata dall’idea geniale del magistrato Rocco Chinnici, consisteva nel raggruppare tutte le indagini sulla mafia sotto un unico gruppo di giudici che lavorassero in stretta collaborazione tra loro. Nel suo metodo di lavoro, ogni atto investigativo era condiviso tra i membri del gruppo e discusso settimanalmente per decidere in modo collegiale i prossimi passaggi. Un lavoro di squadra, privo di gelosie e di ambizioni individuali, svolto in un contesto difficile e pericoloso, in un momento in cui lo Stato non aveva ancora dichiarato apertamente guerra alla mafia.
I rimpianti di Leonardo Guarnotta
Nelle parole di Guarnotta si intravede un rammarico per le difficoltà vissute, la solitudine di essere in minoranza tra i colleghi e la lotta per far luce sui segreti rapporti tra mafia e istituzioni in un periodo che forse non era ancora pronto per queste rivelazioni. Ricorda in particolare i soli 37 giorni che separano la data in cui la Corte di Assise di Palermo riconobbe l’esistenza di Cosa Nostra, e il giorno in cui il Consiglio Superiore della Magistratura mise fine alla strategia del pool antimafia sotto la guida di Falcone.
Il rapporto con Paolo Borsellino
Guarnotta ricorda con un velo di tristezza l’ultima visita di Paolo Borsellino, avvenuta due giorni prima della sua morte. Borsellino era andato a trovare Guarnotta nel suo ufficio, ma non lo aveva trovato. Guarnotta sospetta che Borsellino avrebbe potuto rivelare qualcosa di importante, forse il nome di chi lo aveva tradito.
Cosa fa Leonardo Guarnotta oggi
Oggi, nonostante l’età, Guarnotta non si ferma. Ricorda con precisione i nomi e le date dei procedimenti giudiziari seguiti allo smantellamento del pool antimafia. Parla della nuova strategia “silente” della mafia e della sua infiltrazione nelle regioni ricche del Nord. Invita costantemente a discutere di mafia, in particolare con i giovani, andando nelle scuole e incoraggiando gli studenti a essere sempre cittadini, mai sudditi.
L’opera letteraria di Guarnotta
Guarnotta ha raccontato la sua esperienza nel pool antimafia nel libro “C’era una volta il pool antimafia. I miei anni nel bunker”, un testo che è fondamentale leggere e far leggere ai giovani per non dimenticare la lotta alla mafia e i sacrifici di coloro che hanno dedicato la loro vita a contrastare questa organizzazione criminale.
Leonardo Guarnotta è un esempio di dedizione e coraggio, un uomo che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia, coinvolgendo se stesso e la sua famiglia in una sfida pericolosa, ma necessaria. Nonostante le difficoltà e i rimpianti, ha continuato a lottare per la giustizia e la verità, contribuendo a gettare luce su un periodo buio della storia italiana. La sua vita e la sua opera rimangono un punto di riferimento fondamentale nella comprensione della storia della lotta alla mafia in Italia.