Il 25 novembre 2020, Aurelia Laurenti perde la vita per mano di Giuseppe Mario Forciniti. Chi è l’assassino di Aurelia? Uno sguardo alla sua vita.

Giuseppe Mario Forciniti, l’assassino di Aurelia

Giuseppe Mario Forciniti, ex infermiere di 35 anni, venne arrestato per l’omicidio brutale della compagna Aurelia Laurenti, una vicenda che ha scosso profondamente la società e ha portato la Procura di Udine a formalizzare la richiesta dell’ergastolo.

La Corte d’Assise ha emesso una sentenza che ha stabilito una reclusione di 24 anni per Forciniti, una decisione ponderata dopo oltre 5 ore di camera di consiglio. La sentenza ha sorpreso molti, considerando la richiesta iniziale della massima pena.

Il femminicidio avvenne nel contesto della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, un tragico evento che ha scosso la coscienza collettiva. Forciniti ha confessato di aver inflitto 19 coltellate alla compagna, una violenza inaudita che ha suscitato indignazione e sconcerto.

La Corte ha riconosciuto l’aggravante del vincolo di convivenza, ma ha respinto l’attenuante della provocazione, citando l’incensuratezza del reo come elemento determinante.

La famiglia della vittima, rappresentata dall’avvocato Antonio Malattia, ha ottenuto una provvisionale di 400mila euro per i due figli e ha avanzato una richiesta totale di risarcimento di 3,9 milioni di euro. Malattia ha espresso profonda delusione per la sentenza e ha sottolineato la mancanza di contestazioni delle aggravanti da parte della pubblica accusa.

Le motivazioni

Prima della richiesta di condanna, l’avvocato Malattia ha delineato un contesto familiare caratterizzato da possessività e gelosia eccessiva, sottolineando la volontà punitiva di Forciniti nei confronti di Aurelia.

Il clima domestico era descritto come allucinante, con Aurelia intrappolata dalla paura di perdere i figli se avesse cercato di fuggire. Le prove presentate in aula, compresa la ricostruzione della dinamica dell’accoltellamento, dipingevano un quadro agghiacciante della violenza subita dalla vittima.

Durante la requisitoria, il pubblico ministero ha definito l’omicidio come selvaggio e quasi rituale, sottolineando la macellazione della vittima con lo sventramento del collo.

Forciniti, reo confesso, era presente in aula durante il processo. La sua difesa ha cercato di minimizzare la pena, affermando che l’uomo aveva agito in preda a uno shock emozionale dopo essere stato attaccato dalla moglie.

Oggi, Giuseppe Mario Forciniti sconta la sua pena di 24 anni di reclusione, mentre la comunità continua a riflettere su questa tragica vicenda di violenza domestica.