Serafino Famà era uno stimato avvocato che è stato ucciso nel 1995. Il mandante dell’omicidio fu il boss Giuseppe Di Giacomo.

Cosa accadde quel 9 novembre 1995

Il nome di Serafino Famà non è molto conosciuto, ma è stato una delle tante vittime per mano della mafia. Famà nasce nel 1938, più precisamente il 3 di aprile a Misterbianco e muore il 9 novembre del 1995 a Catania. Di lui sappiamo che era un famoso e ottimo avvocato penalista rimasto vittima della mafia. Non era un mistero che si occupasse di questioni spinose e la sera del 9 novembre del 1995 Famà esce dal suo studio insieme al suo amico e collega Michele Ragonese.

I due, dopo una giornata di lavoro, stanno per raggiungere le proprie auto quando degli uomini sparano all’impazzata sei colpi di pistola e colpiscono l’avvocato Famà. Quest’ultimo si accascia al suolo, ma è ancora vivo. Purtroppo, lo resterà per poco tempo. Nonostante la corsa spietata in ospedale, Serafino Famà muore poco prima di giungere al pronto soccorso

Chi è Giuseppe Di Giacomo?

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Inutile dire come le indagini iniziano sin da subito, ma per un anno e mezzo nessuna pista porta a qualcosa di concreto. Ci si sente persino impotenti dinnanzi ad una situazione simile, ma le cose cambiano il 6 di marzo del 1997. In questa data, Alfio Giuffrida, si presenta al comando dicendo di voler collaborare con la giustizia.

Giuffrida era un reggente e un affiliato dei Laudani, un clan molto potente e mafioso. Stando alle sue parole, è stato Giuseppe Di Giacomo a ordinare l’uccisione dell’avvocato. Lo avrebbe fatto direttamente dal carcere e avrebbe dato l’ordine a Salvatore Torrisi e a Salvatore Catti. A rimanere in macchina sarebbero stati Alfio Giuffrida e Fulvio Amante.

Di Di Giacomo non abbiamo molte informazioni, ma sappiamo che era già stato arrestato anni prima quando venne colto in flagranza mentre aveva un rapporto con la moglie di suo cognato. Questo tradimento avrebbe portato dei seri guai nel clan ed è per questo che Di Giacomo avrebbe ordinato l’omicidio della donna. Questo però non avvenne, perché arrestato prima.

Alla fine in tribunale sono stati condannati all’ergastolo Di Mauro, Catti, Amante, Fichera, Di Giacomo, Torrisi e Gangi mentre invece Alfio Giuffrida è stato condannato a 18 anni di carcere.